ARTICOLI SULLA RELIGIONE CRISTIANA

sabato 30 maggio 2009

ASCENSIONE E PENTECOSTE



STUDIO BIBLICO

ASCENSIONE E PENTECOSTE



ATTI DEGLI APOSTOLI: 1, 1-2, 47




1 Gesù promette lo Spirito Santo


1Caro Teòfilo,
nel mio primo libro ho raccontato tutto quello che Gesù ha fatto e insegnato cominciando dagli inizi della sua attività, 2fino a quando fu portato in cielo. Prima di salire in cielo egli, per mezzo dello Spirito Santo aveva dato istruzioni a coloro che aveva scelto come apostoli. 3Dopo la sua morte Gesù si presentò loro, e in diverse maniere si mostrò vivo. Per quaranta giorni apparve ad essi più volte, parlando del regno di Dio. 4Un giorno, mentre erano a tavola, fece questa raccomandazione: "Non allontanatevi da Gerusalemme, ma aspettate il dono che il Padre ha promesso e del quale io vi ho parlato. 5Giovanni infatti ha battezzato con acqua; voi, invece, fra pochi giorni sarete battezzati con lo Spirito Santo".

Gesù sale al cielo
6Allora quelli che si trovavano con Gesù gli domandarono:
- Signore, è questo il momento nel quale tu devi ristabilire il regno per Israele?
7Gesù rispose:
- Non spetta a voi sapere quando esattamente ciò accadrà: solo il Padre può deciderlo. 8Ma riceverete la forza dello Spirito Santo, che sta per scendere su di voi. Allora diventerete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e della Samaria e in tutto il mondo.
9Detto questo Gesù incominciò a salire in alto, mentre gli apostoli stavano a guardare. Poi venne una nube, ed essi non lo videro più. 10Mentre avevano ancora gli occhi fissi verso il cielo, dove Gesù era salito, due uomini, vestiti di bianco, si avvicinarono loro 11e dissero: "Uomini di Galilea, perché ve ne state lì a guardare il cielo? Questo Gesù che vi ha lasciato per salire in cielo, ritornerà come lo avete visto partire".

Mattia prende il posto di Giuda
12Allora gli apostoli lasciarono il monte degli Ulivi e ritornarono a Gerusalemme. Questo monte è vicino alla città: a qualche minuto di strada a piedi. 13Quando furono arrivati, salirono al piano superiore della casa dove abitavano. Ecco i nomi degli apostoli: Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone che era stato del partito degli zeloti, e Giuda figlio di Giacomo. 14Erano tutti concordi, e si riunivano regolarmente per la preghiera con le donne, con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui.
15In quei giorni, le persone radunate erano circa centoventi. Pietro si alzò in mezzo a tutti e disse: 16"Fratelli, era necessario che si realizzasse quello che lo Spirito Santo aveva detto nella Bibbia. Per mezzo di Davide egli aveva parlato di Giuda, che divenne la guida di coloro che arrestarono Gesù. 17Giuda era uno di noi, e come noi era stato scelto per questa missione.
18"Con i soldi ricavati dal suo delitto, Giuda comprò un campo e là morì precipitando a capofitto: il suo corpo si è squarciato e le sue viscere si sono sparse. 19Il fatto è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme a tal punto che quel campo, nella loro lingua, essi lo chiamano Akeldamà, cioè campo del sangue.
20"Ricordate ciò che sta scritto nel libro dei Salmi:
La sua casa diventi un deserto
e nessuno più vi abiti.
Sta scritto pure:
il suo incarico lo prenda un altro.
21- 22"È necessario dunque che un altro si unisca a noi per farsi testimone della risurrezione del Signore Gesù. Deve essere uno di quelli che ci hanno accompagnato mentre il Signore Gesù è vissuto con noi, da quando Giovanni predicava e battezzava fino a quando Gesù è stato portato in cielo, mentre era con noi".
23Vennero allora presentati due uomini: un certo Giuseppe, detto Barsabba o anche Giusto, e un certo Mattia. 24Poi pregarono così: "O Signore, tu che conosci il cuore di tutti, facci sapere quale di questi due tu hai scelto. 25Giuda ci ha lasciati ed è andato al suo destino. Chi di questi due dovrà prendere il suo posto e continuare la missione di apostolo?".
26Tirarono a sorte, e la scelta cadde su Mattia, che fu aggiunto al gruppo degli undici apostoli.


2 Lo Spirito Santo scende sugli apostoli

1Quando venne il giorno della Pentecoste, i credenti erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo. 2All'improvviso si sentì un rumore dal cielo, come quando tira un forte vento, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3Allora videro qualcosa di simile a lingue di fuoco che si separavano e si posavano sopra ciascuno di loro. 4Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue, come lo Spirito Santo concedeva loro di esprimersi.
5A Gerusalemme c'erano Ebrei, uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo. 6Appena si sentì quel rumore, si radunò una gran folla e non sapevano che cosa pensare. Ciascuno infatti li sentiva parlare nella propria lingua. 7Erano pieni di meraviglia e di stupore e dicevano: "Questi uomini che parlano non sono tutti Galilei? 8Come mai allora ciascuno di noi li sente parlare nella sua lingua nativa? 9Noi apparteniamo a popoli diversi: Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadòcia, dal Ponto e dall'Asia, 10dalla Frigia e dalla Panfilia, dall'Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall'Arabia. C'è gente che viene perfino da Roma: 11alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla religione ebraica. Eppure tutti li sentiamo annunziare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto".
12Se ne stavano lì pieni di meraviglia e non sapevano che cosa pensare. Dicevano gli uni agli altri: "Che significato avrà tutto questo?". 13Altri invece ridevano e dicevano: "Sono completamente ubriachi".

Pietro annunzia la risurrezione di Gesù
14Allora Pietro si alzò insieme con gli altri undici apostoli. A voce alta parlò così: "Uomini di Giudea e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme: ascoltate attentamente le mie parole e saprete che cosa sta accadendo. 15Questi uomini non sono affatto ubriachi, come voi pensate, - tra l'altro è presto: sono solo le nove del mattino. - 16Si realizza invece quello che Dio aveva annunziato per mezzo del profeta Gioele.
17 Ecco - dice Dio - ciò che accadrà negli ultimi giorni:
manderò il mio Spirito su tutti gli uomini:
i vostri figli e le vostre figlie saranno profeti,
i vostri giovani avranno visioni,
i vostri anziani avranno sogni.
18Su tutti quelli che mi servono, uomini e donne,
in quei giorni io manderò il mio Spirito
ed essi parleranno come profeti.
19Farò cose straordinarie lassù in cielo
e prodigi quaggiù sulla terra:
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
20Il sole si oscurerà
e la luna diventerà rossa come il sangue.
prima che venga il giorno grande e
glorioso del Signore.
21Allora, chiunque invocherà il nome del
Signore sarà salvo.
22"Uomini d'Israele, ascoltate ciò che sto per dire. Gesù di Nàzaret era un uomo accreditato da Dio per voi con miracoli, con prodigi e con segni. È stato Dio stesso a compierli per mezzo di lui fra voi. E voi lo sapete bene! 23Quest'uomo, secondo le decisioni e il piano prestabilito da Dio, è stato messo nelle vostre mani e voi, con la complicità di uomini malvagi, lo avete ucciso inchiodandolo a una croce. 24Ma Dio l'ha fatto risorgere, liberandolo dal potere della morte. Era impossibile infatti che Gesù rimanesse schiavo della morte. 25Un salmo di Davide infatti dice di lui:
Vedevo continuamente il Signore davanti a me:
egli mi sostiene perché io non abbia a cadere.
26Per questo io sono pieno di gioia e canto la mia felicità.
Pur essendo mortale, vivrò nella speranza,
27perché tu non mi abbandonerai nel mondo dei morti
e non permetterai che il tuo santo vada in corruzione.
28Tu mi hai mostrato i sentieri che portano alla vita
e con la tua presenza mi riempirai di gioia.
29"Fratelli, devo parlarvi molto chiaramente riguardo al nostro patriarca Davide. Egli è morto e fu sepolto, e la sua tomba si trova ancor oggi in mezzo a noi. 30Egli però era profeta, e sapeva bene quel che Dio gli aveva promesso con giuramento: "metterò sul tuo trono uno del tuo sangue".
31"Davide dunque vide in anticipo ciò che doveva accadere, e queste sue parole si riferiscono alla risurrezione del Messia:
Egli non è stato abbandonato nel mondo dei morti
e il suo corpo non è andato in corruzione.
32"Questo Gesù, Dio lo ha fatto risorgere, e noi tutti ne siamo testimoni. 33Egli è stato innalzato accanto a Dio e ha ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che era stato promesso. Ora egli lo dona a noi come anche voi potete vedere e udire. 34Davide infatti non è salito in cielo; eppure egli dice:
Il Signore ha detto al mio Signore:
siedi accanto a me
35finché io porrò i tuoi nemici
come sgabello dei tuoi piedi.
36"Tutto il popolo d'Israele deve dunque saperlo con certezza: questo Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Messia".
37All'udire queste parole, i presenti si sentirono come trafiggere il cuore e chiesero a Pietro e agli altri apostoli:
- Fratelli, che cosa dobbiamo fare?
38Pietro rispose:
- Cambiate vita e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo. Riceverete il perdono dei vostri peccati e il dono dello Spirito Santo. 39Infatti, ciò che Dio ha promesso vale per voi, per i vostri figli e per quelli che sono lontani: tutti quelli che il Signore, Dio nostro, chiamerà.
40Inoltre, Pietro disse molte altre cose per convincerli e per esortarli. Tra l'altro diceva: "Mettetevi in salvo dal castigo che sta per venire sopra questa generazione perversa!".
41Alcuni ascoltarono le parole di Pietro e furono battezzati. Così, in quel giorno, circa tremila persone furono aggiunte al gruppo dei credenti.

La vita della comunità
42Essi ascoltavano con assiduità l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme.
43Dio faceva molti miracoli e prodigi per mezzo degli apostoli: per questo ognuno era preso da timore. 44Tutti i credenti vivevano insieme e mettevano in comune tutto quello che possedevano. 45Vendevano le loro proprietà e i loro beni e distribuivano i soldi fra tutti, secondo le necessità di ciascuno. 46Ogni giorno, tutti insieme, frequentavano il Tempio. Spezzavano il pane nelle loro case e mangiavano con gioia e semplicità di cuore. 47Lodavano Dio ed erano ben visti da tutta la gente. Di giorno in giorno il Signore aggiungeva alla comunità quelli che egli salvava.


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giovedì 28 maggio 2009

Contro l'eresia:‘Gesù morì spiritualmente e nacque di nuovo all’inferno’

Contro l'eresia

‘Gesù morì spiritualmente e nacque di nuovo all’inferno’








Benny Hinn ha affermato quanto segue: ‘Lo Spirito Santo mi sta mostrando alcune cose. …. Io ti sto dicendo la verità – è, è proprio pesante ora su di me …. Egli (riferendosi a Gesù) è nel mondo sotterraneo ora, Dio non è là, lo Spirito Santo non è là, e la Bibbia dice che egli fu generato. Sapete che cosa significa la parola generato? Significa rinato. Volete un'altra cosa che colpisce? Siete stati generati voi? E così anche lui lo fu. Nessuno vi seduca. Gesù nacque di nuovo. Voi direte: ‘Ma di che cosa stai parlando? ….. Egli nacque di nuovo, Egli dovette nascere di nuovo …. Se egli non fosse nato di nuovo, io non avrei potuto rinascere, io non sarei mai stato rinato. Come posso trovarmi da­vanti a Gesù e dire: Gesù, tu hai passato attraverso tutte le cose che ho passato io, eccetto la nuova nascita?’ (Benny Hinn, La nostra posizione in Cristo, parte 1. Orlando, FL: Orlando Christian Center, 1991, videotape TV-254).

Anche Kenneth Copeland ha affermato che Gesù nacque di nuovo, e Gesù nacque di nuovo all’inferno. Ecco le sue parole: ‘Egli permise al diavolo di trasportarlo nelle profondità dell’inferno come se fosse stato il più malvagio peccatore che fosse mai vissuto …. Tutti i demoni che erano all’inferno vennero giù su di lui per annichilirlo …. (essi) lo torturarono al di là di quanto qualcuno possa immaginare …. In un tuono di forza spirituale, la voce di Dio parlò allo spirito di Gesù che era frustato dalla morte, rotto e punito …..(nel) l’abisso della distruzione, e caricò lo spirito di Gesù con la potenza della resurrezione! Improvvisamente il suo spirito contorto, rovinato dalla morte cominciò a mettere su peso e tornò in vita …. Egli fu fatto letteralmente nascere di nuovo davanti agli occhi del diavolo …. Gesù … fu risuscitato come uomo nato di nuovo … Il giorno che io ho capito che un uomo nato di nuovo aveva sconfitto Satana, l’inferno e la morte, io mi eccitai così tanto ….! (‘Il Prezzo di tutto’, Belie­ver’s Voice of Victory, Settembre 1991, pag. 4).

Kenneth Hagin infine ha affermato anche lui: ‘Perché Gesù ebbe bisogno di essere generato o di nascere? Perché Egli diventò come eravamo noi – separato da Dio. Perché Egli gustò la morte spirituale per ogni uomo. E il Suo spirito e il suo uomo interiore andarono all’inferno al mio posto. Capite? La morte fisica non avrebbe rimosso i vostri peccati. Egli gustò la morte per ogni uomo. Egli sta dicendo che ha gustato la morte spirituale. Gesù è la prima persona che è nata di nuovo. Perché il Suo spirito ebbe bisogno di nascere di nuovo? Perché esso era stato allontanato da Dio’ (Kenneth Hagin, ‘Come Gesù ottenne il Suo Nome’ Cassetta 44-H01).

Questo insegnamento è contrario alla Parola di Dio e quindi è falso. Gesù non nacque mai di nuovo, né mentre era sulla terra e neppure quando si trovò per tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Mentre era sulla terra perché Cristo essendo stato generato dallo Spirito Santo non aveva peccato e perché durante la sua vita non peccò mai; nel caso contrario, sia che fosse nato come tutti gli altri uomini o che avesse peccato, allora sì che sarebbe stato necessario che Gesù Cristo nascesse di nuovo, ma dato che non fu così egli non ebbe bisogno di nascere di nuovo. La nuova nascita è una esperienza che devono e possono fare i peccatori proprio perché essi sono morti nei loro falli ed hanno bisogno di essere vivificati con Cristo per potere entrare nel Regno di Dio. Nel cuore della terra perché Egli non morì mai spiritualmente dopo la sua morte fisica, cioè tra la sua morte e la sua resurrezione fisica.

Parliamo di questa cosiddetta nuova nascita che Gesù avrebbe sperimentato all’inferno tra la sua morte e la sua resurrezione e di cui parla Copeland. Innanzi tutto è del tutto sbagliato dire che il diavolo portò Gesù all’inferno, un simile linguaggio è estraneo alla Scrittura. Come anche sono estranee alla Scrittura espressioni come ‘Tutti i demoni che erano all’inferno vennero giù su di lui per annichilirlo …. (essi) lo torturarono al di là di quanto qualcuno possa immaginare …. In un tuono di forza spirituale, la voce di Dio parlò allo spirito di Gesù che era frustato dalla morte, rotto e punito …..(nel) l’abisso della distruzione’; la Scrittura non ci dice simili cose. L’apostolo Pietro dice che Gesù nello spirito andò a predicare agli spiriti ritenuti in carcere i quali furono ribelli ai giorni di Noè mentre la pazienza di Dio aspettava (1 Pietro 3:19-20), e l’apostolo Paolo dice che egli scese nelle parti più basse della terra e salito in alto ha menato in cattività un gran numero di prigioni (cfr. Efesini 4:8-9). Dunque Gesù tra la sua morte e la sua resurrezione andò a predicare il Vangelo agli spiriti di coloro che ai giorni di Noè furono ribelli (non a tutti i morti quindi dell’antichità e non naturalmente per dargli l’opportunità di essere salvati perché dopo la morte non è mai esistita e mai esisterà la possibilità per i peccatori di essere salvati), e andò a prendere i santi dell’Antico Patto che si trovavano nel seno d’Abramo (che era situato nel cuore della terra ad una certa distanza dal luogo di tormento dove andavano i peccatori) per trasportarli in paradiso perché questo è il significato delle parole di Paolo. Ma di sue sofferenze patite anche nel cuore della terra per opera dei demoni, di torture inflittegli nel cuore della terra, la Scrittura non ne parla. La Scrittura parla invece delle sofferenze di Cristo sulla croce, ed anche di quelle da Lui patite mentre si trovava nel Getsemani, nel Sinedrio, e nella corte del governatore Pilato. Di queste sì ne parla, e di queste dobbiamo parlare, ma di sofferenze di Cristo per opera dei demoni all’inferno – tramite le quali Cristo morì spiritualmente - la Scrittura non ne parla ed io credo che non siano avvenute perché le sofferenze di Cristo necessarie alla nostra salvezza erano quelle sulla croce, cioè quelle che lui doveva patire con il suo corpo, cioè nella sua carne (secondo che è scritto: “Cristo ha sofferto nella carne” 1 Pietro 4:1), sul legno della croce perché è là che Gesù Cristo doveva soffrire e morire per espiare le nostre iniquità con il suo sacrificio, fu sul suo corpo sul legno del Golgota che Cristo si caricò delle nostre iniquità, Ecco perché gli apostoli parlavano spesso di queste sofferenze, della morte di Cristo, della croce di Cristo. Dunque la Scrittura parla delle sofferenze di Cristo fino alla sua morte, ma non di sofferenze da lui patite dopo la morte. State molto attenti fratelli, perché la dottrina della doppia morte di Gesù, cioè della sua morte spirituale e quella fisica, annulla la dottrina dell’espiazione, in quanto dice che la morte fisica patita da Cristo non fu sufficiente per l’espiazione dei nostri peccati. Mentre la Parola di Dio afferma in maniera inequivocabile che fu tramite la sua morte fisica che Gesù compì l’espiazione dei nostri peccati e ci riconciliò con Dio, secondo che è scritto: “E voi, che già eravate estranei e nemici nella vostra mente e nelle vostre opere malvage, ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della morte d’esso, per farvi comparire davanti a sé santi e immacolati e irreprensibili” (Colossesi 1:21-22), e distrusse il diavolo, che aveva l’impero della morte, secondo che è scritto: “Poiché dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anch’egli vi ha similmente partecipato, affinché, mediante la morte, distruggesse colui che avea l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per il timor della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù” (Ebrei 2:14-15), ed ancora: “E avendo spogliato i principati e le potestà ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Colossesi 2:15).

Veniamo adesso alla resurrezione di Cristo; essa si compì il terzo giorno, e quando ciò avvenne l’anima del Signore tornò nel suo corpo che era nel sepolcro ma in un corpo trasformato dalla potenza di Dio in un corpo glorioso e immortale. Quel corpo dunque era lo stesso corpo con cui Gesù era morto ma possedeva delle qualità che il precedente non aveva; era immortale e glorioso, e potente. In questo dunque consistette la gloriosa resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, resurrezione e non nuova nascita, perché la resurrezione non è una nuova nascita. Qualcuno dirà: ‘Ma non è forse scritto in relazione alla resurrezione di Cristo che il Padre in quel giorno ha generato il Figliuolo?’ Sì, è scritto quanto segue: “E noi vi rechiamo la buona novella che la promessa fatta ai padri, Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figliuoli, risuscitando Gesù, siccome anche è scritto nel salmo secondo: Tu sei il mio Figliuolo, oggi Io ti ho generato” (Atti 13:32-33), ma vi vorrei fare notare che non è scritto ‘rigenerato’ ma ‘generato’, il che è molto diverso. Se si fosse trattato di una nuova nascita certamente ci sarebbe stato scritto ‘rigenerato’, appunto perché era una seconda generazione. Ma è scritto ‘generato’ perché in quel giorno – come spiega Paolo ai Romani – Gesù Cristo fu “dichiarato Figliuol di Dio con potenza secondo lo spirito di santità mediante la sua risurrezione dai morti” (Romani 1:4). In altre parole, in quel giorno il Figliuol di Dio fu con potenza introdotto di nuovo nel mondo in quanto fu fatto tornare a vivere in un corpo potente e immortale.

Qualcun altro potrebbe dire allora a questo punto: ‘Perché allora Gesù è chiamato “il primogenito dai morti” (Colossesi 1:18)?’ Perché Egli è il primo uomo che è stato risuscitato dai morti con un corpo immortale e glorioso. La parola ‘primogenito’ indica la supremazia che Egli ha nella resurrezione dai morti. Un'altra parola usata dalla Scrittura per indicare questa supremazia di Gesù è ‘primizia’ in quanto Paolo, riferendosi alla resurrezione dei morti, chiama Gesù “primizia di quelli che dormono” (1 Corinzi 15:20). Fatemi dire qualcosa d’altro sull’espressione ‘primogenito dai morti’; che questa espressione di Paolo indica la supremazia che Gesù ha nella resurrezione o sopra tutti coloro che saranno risuscitati quando Egli ritornerà, è confermato dal fatto che Paolo chiama Gesù anche “il primogenito di ogni creatura” (Colossesi 1:15), il che non significa che Gesù è la prima creatura di Dio o che Egli è la prima creatura nata di nuovo, ma significa che Gesù ha la supremazia su tutta la creazione.

Dunque, fratelli, state attenti a non dire che Gesù nel cuore della terra morì spiritualmente perché non è vero; se così fosse stato, Gesù avrebbe dovuto morire due volte per compiere l’espiazione dei nostri peccati, la prima volta sulla croce e la seconda nel cuore della terra tra la sua morte e resurrezione, mentre la Scrittura afferma che Gesù morì per i nostri peccati una volta sola, cioè sulla croce; quelle furono le sofferenze del Cristo tramite le quali i nostri peccati sono stati rimossi, quelle sofferenze che Benny Hinn, Copeland e Hagin, con tutti i loro seguaci, dicono che Cristo soffrì tra la sua morte fisica e la sua resurrezione non sono mai avvenute. Come anche dovete stare attenti a non chiamare nuova nascita la resurrezione di Cristo; anche perché se la resurrezione di Cristo fu una nuova nascita, allora si potrebbe essere indotti a dire che pure la nostra resurrezione corporale che avverrà a suo tempo sarà una nuova nascita mentre noi sappiamo che la nuova nascita di cui parla Gesù a Nicodemo non è la resurrezione corporale dei santi, ma una resurrezione spirituale che possono sperimentare i peccatori e che noi abbiamo già sperimentato per opera della Parola di Dio e dello Spirito Santo quando ci siamo ravveduti ed abbiamo creduto in Cristo. Per altro vorrei cogliere l’occasione per mettervi in guardia da questa dottrina ‘resurrezione-nuova nascita’ che viene insegnata dai seguaci di Herbert Armstrong (fondatore della Chiesa Universale, che però da alcuni anni ha abbandonato diverse eresie di questo uomo che comunque vengono ancora seguite da altri gruppetti che sono sorti da questa scissione), costui diceva infatti che i credenti sarebbero nati di nuovo quando sarebbero risorti quindi alla resurrezione che per altro veniva pure negata perché quella di Armstrong non era una resurrezione corporale ma spirituale. Ma poi costui diceva che allora il credente diventerà Dio perché entrerà a fare parte della Divinità che è una famiglia ecc. Ma confuterò le sue eresie in un altro momento. Dunque, attenzione fratelli, a non chiamare ‘nuova nascita’ la resurrezione corporale di Cristo perché da questa infelice espressione possono scaturire strane dottrine.


http://www.lanuovavia.org/confutazioni-gesu-nato-di-nuovo.html

Contro i perversi e vani ragionamenti fatti da alcune Chiese Evangeliche a favore dell’omosessualità

Contro i perversi e vani ragionamenti fatti da alcune Chiese Evangeliche a favore dell’omosessualità

In Italia ci sono pastori, teologi, e chiese evangeliche che approvano l’omosessualità, in quanto affermano che l’omosessualità non è peccato. Quindi, secondo loro, gli omosessuali che professano la loro fede in Cristo devono essere accettati a tutti gli effetti come membri di Chiesa. Non devono essere ripresi per il loro comportamento e neppure esortati a ravvedersi, ma piuttosto devono essere incoraggiati a rimanere omosessuali, perché non c’è alcun male nell’essere omosessuali. Un uomo può essere un gay mentre una donna può essere una lesbica, perché Dio non detesta l’omosessualità. Non solo, costoro esortano a schierarsi apertamente a favore delle coppie omosessuali, e quindi a favore dei loro diritti, tra cui spicca il ‘diritto di sposarsi’. Ecco quanto dissero a chiare lettere alcuni pastori e teologi protestanti diversi anni fa a riguardo delle unioni civili tra omosessuali:

'Apprezziamo ed accogliamo con interesse la raccomandazione del Parlamento di Strasburgo di riconoscere nelle legislazioni nazionali i diritti delle convivenze stabili fra cittadini omosessuali, assimilandole alle convivenze stabili fra eterosessuali, al fine di assicurare alle une e alle altre parità di doveri e di diritti; invitiamo la nostra società a confrontarsi con tale proposta con serenità e spirito di equità, sviluppando una riflessione etica che prenda atto dell'evoluzione del costume in corso nell'ambito delle società occidentali, salvaguardando da un lato il rispetto delle persone coinvolte nella loro specificità umana e nelle loro scelte di vita, e salvaguardando insieme i tempi necessari per una evoluzione e maturazione delle coscienze di fronte ai mutamenti in corso; auspichiamo che su tale questione non si creino fronti rigidi e condanne preconcette, anche in nome di un'etica cristiana che è stata vissuta storicamente in forme diverse, restando al suo centro il rispetto della persona umana, creata a immagine di Dio, amata e riscattata da Dio; proponiamo infine di lasciar cadere, in questo contesto, l'uso del termine 'matrimonio' (che ha creato il senso di una non necessaria provocazione), a favore dei termini più adeguati di 'convivenza stabile' o di 'unione civile' (NEV, 2 Marzo 1994, anno XV, numero 9, pag. 1). Questa dichiarazione fu sottoscritta da 33 pastore e pastori valdesi, 17 battisti, 7 luterani, 7 metodisti e una pastora riformata. Tra i firmatari, compaiono il valdese Giorgio Bouchard (ex Presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia); il metodista Sergio Aquilante, i battisti Franco Scaramuccia e Massimo Aprile; il decano luterano Hans Gerch Philippi; il decano della facoltà valdese di teologia Paolo Ricca con i docenti Bruno Corsani, Daniele Garrone, Ermanno Genre e il docente emerito Giorgio Girardet.

E’ bene però fare questa precisazione: non perchè eminenti teologi o pastori di queste denominazioni evangeliche siano a favore delle convivenze e dei ‘matrimoni’ tra omosessuali, e lo dichiarano apertamente, questo significa che tutti in seno a queste denominazioni la pensino nella stessa maniera, perchè così non è, infatti ci sono alcuni credenti in queste denominazioni che non sono affatto d’accordo con loro e rifiutano di prendere questa loro posizione.

Adesso, affinché vi possiate rendere conto di cosa viene insegnato da questi pastori e teologi a riguardo dell’omosessualità, riporterò alcune affermazioni scritte sul periodico Protestantesimo: ‘L’omosessualità è una realtà documentata in ogni epoca ed in ogni tipo di società umana. Ogni generazione vi si trova confron­tata ed ogni presa di posizione è sempre culturalmente situata. Oggi noi possiamo assumere una posizione di apertura e di rispet­to per gli omosessuali, liberandoci da molti preconcetti che hanno provocato inumane discriminazioni. Le ricerche sull’omoses­sualità hanno ormai superato l’idea che le radici primarie dell’orientamento omosessuale possano essere attribuite a forme di malattia psichica. E pur non essendo oggi dimostrabile scien­tificamente una predisposizione genetica, vi è largo consenso sul fatto che l’omosessualità non sia una scelta, quanto piuttosto una condizione esistenziale che si impone come dato oggettivo ad un dato momento della vita. Il riconoscimento dell’omosessualità come condizione esistenziale mette in questione sia la pretesa terapeutica, sia il concetto di pratica sessuale ‘contro natura’. Da un punto di vista etico ciò rivela l’incoerenza di chi ricono­sce da un lato la tendenza innata dell’omosessualità, e dall’al­tro giudica amorale l’incontro amoroso omosessuale, proponendo la castità come soluzione cristiana al problema. Noi riteniamo di doverci situare oltre questa contraddizione (...) Siamo convinti che numerose forme di emarginazione cui gli omosessuali sono sottopo­sti possano essere superate con una opportuna legislazione che eviti gli aspetti discriminatori ancora esistenti sul piano sociale. Siamo favorevoli ad una regolamentazione legislativa che riconosca la coppia omosessuale e ne garantisca la convivenza stabile. Aspettiamo dal nostro Parlamento, in tempi brevi, questa iniziativa raccomandata dal Parlamento europeo e la incoraggiamo. Non crediamo invece che abbia senso l’estensione del concetto di famiglia alla coppia omosessuale (...) Non siamo però favorevoli ad una legge che istituisca una parità di diritti di adozioni tra coppie omosessuali ed eterosessuali. Così come non crediamo che si debba mantenere o istituire un principio che lo vieti in modo assoluto. Siamo invece favorevoli a valutare queste possibilità caso per caso (...) Sul piano ecclesiale ci dobbiamo liberare dai vecchi stereotipi di una cultura che ha espresso un duro giudizio sull’omosessualità. I testi biblici vanno letti nell’intelligenza della cultura di cui sono figli; noi leggiamo oggi la Bibbia con l’intelligenza dello Spirito, nella situazione culturale moderna, con gli strumenti conoscitivi che sono i nostri e di cui portiamo la responsabilità. Riconoscere la realtà dell’amore omosessuale - fatto indubbiamente perturbante - significa, noi crediamo, pren­dere atto di quella parte di ‘mistero’ inerente al fatto omoses­suale e che le nostre conoscenze umane non sono oggi in grado di spiegare. Non dobbiamo però dimenticare che il criterio di appar­tenenza ad una comunità cristiana è il criterio della fede e non un altro. Siamo anche favorevoli a ‘forme di benedizione’ per le coppie omosessuali cristiane che ne facciano richiesta e al loro inserimento come coppia nella comunità cristiana’ (Protestantesimo, N° 50, 1995, pag. 307, 308, 309).





Confutazione



Adesso mediante le Scritture confuteremo uno per uno i punti principali di questo perverso discorso.



1) Noi oggi possiamo assumere una posizione di rispetto verso gli omosessuali liberandoci da molti preconcetti.

E’ vero che potremmo conformarci al presente secolo come hanno fatto questi uomini ed assumere la loro stessa posizione nei con­fronti degli omosessuali, ma noi credenti in Cristo Gesù rifiu­tiamo di fare ciò perchè la Scrittura dice: “Non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente...” (Romani 12:2); e perciò rifiutiamo categoricamente di assumere questa loro posizione di rispetto verso gli omosessuali. Gli omosessuali vanno rispettati solo come persone, come vanno rispettati gli omicidi, i maghi, i ladri, le meretrici e così via, ma non nel senso in cui vorrebbero farci intendere costoro, cioè rispettando la loro ‘condizione esistenziale’; in altre parole noi credenti siamo chiamati a rispettare anche le persone che vanno dietro a questo vizio contro natura nel senso che non dobbiamo fare loro alcun male, alcun torto, ma non dobbiamo rispettare e neppure incoraggiare la loro scelta. La chiamiamo scelta perchè così va chiamata, checché ne dicano questi teologi che si sono gettati alle spalle la legge dell’Iddio vivente e che non intendono quello che dicono né quello che danno per certo.

Che dobbiamo fare dunque? Dobbiamo esortarli e scongiurarli a ravvedersi dei loro peccati ed a credere in Cristo Gesù al fine di ottenere la remissione dei loro peccati e la liberazione da questo peccato contro natura che li tiene incatenati. E tutto ciò con amore ma anche con ogni franchezza senza lusingarli; ricorda­tevi che gli omosessuali non erederanno il regno di Dio (cfr. 1 Corinzi 6:10) al pari di tutti gli altri peccatori impenitenti. Ma ahimè, da come parlano costoro, parrebbe che coloro che si devono ravvedere non sono gli omosessuali ma coloro che condannano l’omosessualità; notate infatti che secondo loro noi dovremmo liberarci da dei preconcetti (cambiare modo di pensare). Ora, il preconcetto è un’opinione formatasi prima su scarsi fondamenti che in seguito impedisce, al momento opportuno, di esprimere un giudizio sereno; quindi una opinione sbagliata di cui bisogna sbarazzarsi. E se noi ci mettiamo a rispettare gli omosessuali e ad accoglierli saremo liberati dall’opi­nione che essi sono in abominio a Dio ed entreremo finalmente nella libertà!! Ma quale libertà? Quella secondo la carne che mena alla morte. Nessuno di questi cianciatori vi seduca, fratelli; quella che condanna l’omosessualità e la riprova in tutte le sue forme non è un preconcetto, non è un’idea sbagliata, ma un’idea giusta perchè non è fondata su un fondamento variabile e traballante, ma sulla infallibile Parola di Dio, vivente e permanente che non cambia mai. Perciò ritenete fermamente nella vostra mente il pensiero che l’omosessualità è in abominio a Dio e che coloro che vi si danno se non si ravvedono da essa andranno nel fuoco eterno; cingete i fianchi della vostra mente affinché questo pensiero giusto non si diparta da essa. Coloro che devono ravvedersi sono questi teologi e coloro che gli danno retta; perchè essi si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore si è ottenebrato.



2) Gli omosessuali non sono tali perchè scelgono di esserlo ma bensì perchè ad un dato momento della loro vita vi sono costretti dalle circostanze della vita; la loro è una condizione esisten­ziale, non una scelta.

Adesso l’omosessualità è diventata una condizione esistenziale. In sostanza essa non è più una diabolica scelta, ma una condizione di vita venutasi a creare indipendentemente dalla volontà del singo­lo! Ecco perchè si sentono dire a costoro frasi del genere: ‘Ma che colpa ne hanno loro in fondo in fondo? Sono nati così. Non è dipeso mica da loro, ma ci sono stati costretti da tante circo­stanze della vita contro la loro volontà!’. Costoro errano grande­mente; la cosiddetta scienza che studia il comportamento umano è arrivata a errate conclusioni sull’omosessualità e loro ci sono andati dietro.

L’omosessualità secondo la Scrittura è un peccato perchè è la trasgressione della legge di Dio. Che dice la legge? Essa dice: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna; è cosa abominevole” (Levitico 18:22). Quindi chi trasgredisce questo ordine compie un peccato, un atto in abominio a Dio. E da esso si deve ravvedere se vuole scampare alle fiamme del fuoco eterno; nel caso contrario, cioè se rifiuterà di ravvedersi quello che lo aspetta è l’ardore del fuoco che lo tormenterà per l’eternità.

L’uomo non nasce omosessuale, come non nasce omicida, o come non nasce ladro; esso nasce sì sotto il peccato in virtù della disub­bidienza di Adamo, ma non omosessuale. Omosessuale ci diventa per sua scelta; è vero che tutti dipendono dal tempo e dalle circostan­ze (cfr. Ecclesiaste 9:11), ma questo non annulla mica la libertà di scegliere dell’uomo in un senso o in un altro. Quando Paolo dice ai Romani: “Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami; poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento” (Romani 1:26-27) spiega molto bene che si tratta di una scelta di queste persone. Quindi nessuno vi seduca; gli omosessuali ci diventano così per loro scelta.



3) Il riconoscimento degli omosessuali mette in discussione il concetto di relazione carnale contro natura; quindi questo concetto è da rivedere.

Non è affatto vero; il riconoscimento, da parte di questi pastori evangelici, degli omosessuali come persone da accettare così come sono in virtù di questa loro ‘condizione esistenziale’, non mette per niente in discussione il concetto di pratica sessuale contro natura. Per noi non è cambiato proprio nulla dal giorno che gli omosessuali sono stati approvati da costoro, proprio nulla. Il concetto di pratica sessuale contro natura rimane in piedi perchè la natura continua ad insegnarci questo concetto in manie­ra eloquente. E non solo la natura ce lo insegna, ma anche la Scrittura; Paolo infatti parla ai Romani delle donne che “hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura” (Romani 1:26) e degli uomini che hanno lasciato “l’uso naturale della donna” (Romani 1:27); e Giuda nella sua epistola parlando degli abitanti di Sodoma e Gomorra dice che andarono dietro a “vizi contro natura” (Giuda 7). Mettere in discussione questo concetto quindi vuole dire mettere in discussione la Parola di Dio e quindi Dio stesso. Lungi da noi questo: “Sia Dio ricono­sciuto verace ma ogni uomo bugiardo” (Romani 3:4).

Ma allora se chi è omosessuale sessualmente non pratica qualcosa contro natura ciò vuole dire che l’uomo sulla terra può sposarsi sia una donna che un uomo!! A lui la scelta dunque! Ma questo significa sovvertire l’ordine di Dio! Ma che fece Iddio quando vide che Adamo era solo ed aveva bisogno di un’aiuto convenevole? Non gli fece forse una donna? E non disse forse Iddio dopo avergliela fatta: “E l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saran­no una stessa carne” (Genesi 2:24)? Quindi, ciò significa che l’uomo deve avere una relazione carnale solo con la propria moglie, e che qualunque altra relazione carnale prima del matrimonio o dopo il matrimonio con una persona (sia dello stesso sesso che del sesso opposto) che non è la propria moglie davanti a Dio è peccato. Ma mentre il rapporto carnale di un uomo con una donna che non è la propria moglie non è contro natura, per la ragione che l’altro partner è del sesso opposto, il rapporto carnale con un uomo è contro natura perchè si oppone all’ordine naturale. Ambedue i comporta­menti sono però da condannare perchè peccato davanti a Dio; e difatti nè i fornicatori, nè gli adulteri e nè gli omosessuali eredi­teranno il regno di Dio. Questa è la ragione per cui come non è ammissibile definire la fornicazione o l’adulterio come qualcosa che non va contro la legge di Dio, così non si può definire un omosessuale una persona che non pratica atti contro natura. Nessuno vi seduca; l’amore tra gli omosessuali è un amore finto, è una perver­sione: i loro atti carnali vanno contro la natura e per questi l’ira di Dio viene su di loro. Essi muoiono colpiti da Dio; quando si sente dire che degli omosessuali muoiono di Aids questo non è altro che il giudizio di Dio, o come lo chiama Paolo, “la condegna mercede del proprio traviamento” (Romani 1:27). E anche quando non muoiono colpiti da Dio con l’Aids o con qualche altra grave malattia, per certo dopo morti ricevono la punizione che meritano, ossia il tormento nelle fiamme dell’Ades in attesa del giorno del giudizio quando saranno giudicati secondo le loro opere e gettati nello stagno ardente di fuoco e di zolfo che è la morte seconda.



4) Loro, cioè i pastori che hanno sottoscritto tutto ciò e tutti quelli che sono d’accordo con loro, vogliono che al più presto il Parlamento di questa nazione emani una legge che riconosca le coppie omosessuali e protegga la loro convivenza.

Naturalmente i teologi e i pastori Valdesi favorevoli agli omosessuali possono permettersi di parlare così anche perchè hanno dei membri al Parlamento italiano che si di­chiarano facenti parte della Chiesa valdese italiana, e perciò possono fare direttamente leva su loro affinchè il Parlamento Italiano si adegui alle direttive europee in materia di omoses­suali. Noi dal canto nostro siamo disgustati nel sentirli parlare così perchè in questa maniera questi cosiddetti pastori che si definiscono evangelici non fanno altro che incoraggiare gli omosessuali in questa nazione a continuare a seguire le loro concupiscenze carnali; insomma questa loro presa di posizione anche dal punto di vista politico tende a fortificare le mani di questi peccato­ri che non aspettano altro che essere riconosciuti dal Parlamento Italiano perchè allora avranno pure la legge dalla parte loro. Sì, ma quale legge (nel caso lo Stato italiano approvi questa legge)? Quella dell’uomo ma non quella di Dio. Gli omosessuali infatti non avranno mai dalla loro parte la Legge di Dio, perchè essa va chiaramente contro di essi, e li giudica per quel che sono cioè dei ribelli a Dio. Quindi ci sono persino molti che si dicono Protestanti che fanno pressione sulle autorità affinchè si affrettino a ricono­scere questi peccatori, gli diano il diritto di sposarsi e di vivere assieme riconosciuti dalla legge! A costoro io dico: ‘Vergo­gnatevi, voi che vi vantate di essere Protestanti, ma che invece di protestare contro l’omosessualità che si va diffondendosi sempre più anche in questa nazione, vi siete fatti portavoci degli omosessuali persino a livello politico. Non vi basta averli riconosciuti nell’ambito ecclesiale, adesso volete pure che lo Stato emani delle leggi in loro favore! Volete pure che si sposino tra di loro! Ma non vi rendete conto di esservi allontanati dalla Parola di Dio? Ma non vi rendete conto di aver perso il discernimento? Umiliatevi davanti a Dio o partecipanti alle opere infruttuose delle tenebre e pentitevi della vostra iniquità e Dio avrà pietà di voi.



5) Per quanto riguarda le adozioni di bambini da parte delle coppie omosessuali questi pastori e questi teologi non sono del tutto contrari; bisogna esaminare i casi, dicono loro.

No, non bisogna esaminare caso per caso; gli omosessuali non possono sposarsi e non possono neppure adottare dei figli perchè tutto ciò va contro la legge divina. Quindi costoro che così sfacciata­mente parlano in questa maniera si sono messi contro la Parola di Dio, stanno combattendo contro Dio; ma non vinceranno, saranno confusi, e gli altri lo vedranno.

Gli omosessuali che convivono assieme (come anche quelli che non convivono assieme) vanno esortati a ravvedersi e a fare frutti degni di ravvedimento. Il primo frutto degno di ravvedimento è smettere di darsi all’impurità e a peccati contro natura e perciò smettere di convivere assieme.



6) I passi biblici che condannano l’omosessualità sono figli di una cultura antica; e vanno letti perciò nell’intelligenza di quella cultura. Oggi non si leggono più in quella intelligenza arcaica ma con l’intelligenza dello Spirito perchè i tempi sono moderni ed abbiamo delle conoscenze che gli antichi non avevano al loro tempo; una di queste è appunto quella che l’omosessualità non è una scelta ma una condizione esistenziale.

Come potete vedere questi pastori e teologi hanno lanciato un attacco sfrontato contro la Parola di Dio. Vediamo innanzi tutto quali sono i passi biblici che condannano in una maniera o nell’altra l’omosessualità.

- Nella Genesi è scritto: “Ora la gente di Sodoma era scellerata e oltremodo peccatrice contro l’Eterno” (Genesi 13:13); e che lo fosse ne abbia­mo una prova nel fatto che quando i due angeli arrivarono a casa di Lot “i Sodomiti circondarono la casa; giovani e vecchi, la popolazione intera venuta da ogni lato; e chiamarono Lot e gli dissero: Dove sono quegli uomini che sono venuti da te stanotte? Menaceli fuori, affinchè noi li conosciamo!” (Genesi 19:4-5); qui quel ‘affinchè li conosciamo’ vuole dire: ‘Affinchè abbiamo relazione carnale con loro’. I due angeli di Dio dissero a Lot: “Noi distruggeremo questo luogo, perchè il grido contro i suoi abitanti è grande nel cospetto dell’Eterno, e l’Eterno ci ha mandati a distruggerlo” (Genesi 19:13); e dopo che Lot uscì dalla città “l’Eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno; ed egli distrusse quelle città e tutta la pianura e tutti gli abitanti delle città e quanto cresceva sul suolo” (Genesi 19:24-25). Pietro dice che Dio “le condannò alla distruzione perchè servissero d’esempio a quelli che in avvenire vivrebbero empiamente” (2 Pietro 2:6).

Una precisazione va fatta a proposito di Sodoma, Gomorra e le città circonvicine; l’omosessualità era uno dei peccati a cui gli abitanti di queste città si erano dati perchè secondo Ezechiele erano anche senza pietà verso i poveri perchè vivevano nell’ab­bondanza del pane ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero, erano altezzosi e orgogliosi (cfr. Ezechiele 16:49-50). Ma comunque questo loro peccato era predominante.

- Nel libro dei Giudici è scritto che un vecchio della contrada montuosa di Efraim, che abitava come forestiero in Ghibea, ospitò un Levita e la sua concubina, e “mentre stavano rallegrandosi, ecco gli uomini della città, gente perversa, circondare la casa, picchiare alla porta, e dire al vecchio, padron di casa: ‘Mena fuori quell’uomo ch’è entrato in casa tua chè lo vogliamo conoscere!” (Giudici 19:22). Notate che quegli uomini che volevano avere un rapporto sessuale con quel Levita sono definiti gente perversa.

- Nel libro del Levitico è scritto: “Non avrai con un uomo rela­zioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole” (Levitico 18:22), ed ancora: “Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, ambedue hanno commesso cosa abominevole; dovranno esser messi a morte; il loro sangue ricadrà su loro” (Levitico 20:13). Notate che secondo la legge gli omosessuali erano degni di morte e per loro non vi erano sacrifici di espiazione da potere offrire per essere perdonati.

- Nella lettera ai Romani è scritto: “Perciò Iddio li ha abbando­nati a passioni infami; poichè le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura; e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento” (Romani 1:26-27). Notate in queste parole di Paolo questi termini eloquenti ‘passioni infami’, ‘cose turpi’, ‘traviamento’ che si riferiscono al comportamento degli omosessuali.

- Nella lettera ai Corinzi è scritto che nè gli effeminati e neppure gli omosessuali “erederanno il regno di Dio” (1 Corinzi 6:10), il che significa che anche gli omosessuali se ne andranno a punizione eterna.

- Nella prima epistola di Paolo a Timoteo è scritto che “la legge è fatta non per il giusto ma...per i sodomiti...” (1 Timoteo 1:9,10), quindi gli omosessuali non sono annoverati fra i giusti, e se non sono dei giusti non possono essere che dei peccatori; sono dati a passioni infami e commettono tra di loro cose turpi, come potrebbero essere definiti dei giusti?

Ora, per gli scrittori di quell’articolo su Protestantesimo i suddetti passi che giudicano gli omosessuali come gente perversa che secondo il giudizio di Dio sono degni di essere fatti morire da Dio e gettati nel fuoco eterno vanno letti ‘nell’intelligenza della cultura di cui sono figli’, il che significa che oggi non hanno più quel significato che avevano per coloro che li leggeva­no allora. E perchè questo? Perchè oggi noi leggiamo la Bibbia con l’intelligenza dello Spirito nella situazione culturale moderna!! In altre parole la Scrittura sugli omosessuali non vuole più dire quello che diceva ai profeti sotto la legge, o a Paolo e agli altri apostoli nel primo secolo dopo Cristo perchè loro la leggevano nell’intelligenza di quella cultura arcaica, mentre adesso la si legge con l’intelligenza dello Spirito! Ma può essere che costoro abbiano ragione nel parlare così? No, nella maniera più assoluta. Costoro per essere giunti alle suddette conclusioni favorevoli agli omosessuali vuole dire che la Bibbia non la leggono per niente o se la leggono non la leggono per niente coll’intelligenza dello Spirito ma con la mente accecata dalle tenebre, impossibilitati quindi a comprenderla. I passi della Bibbia che condannano espressamente l’omosessualità hanno lo stesso significato di allora, nè più nè meno: il cambiamento dei tempi, il progresso scientifico non hanno per nulla influito sul loro significato. La Bibbia è una lampada splendente; ma la loro mente è tenebrosa. Per questo la intendono così diversamente dagli antichi. Essi dicono che la leggono con l’intelligenza dello Spirito! Ma quale intelligenza dello Spirito hanno costoro?! Ma dove è essa? Noi non la vediamo; vediamo solo tracotanza, ignoranza, e follia! Come dice Geremia di costoro: “Ecco, hanno riget­tato la parola dell’Eterno; che sapienza possono essi avere?” (Geremia 8:9). Gli antichi sì che leggevano la Scrittura con l’intelligenza dello Spirito, ma loro che si vantano di essere moderni la leggo­no (quando la leggono) con la follia che è propria di questa generazione storta e perversa; e per questa ragione non la posso­no comprendere così chiaramente come la comprendevano Mosè, i profeti, e gli apostoli. Loro si sono conformati al presente secolo malvagio; come possono dunque intendere la volontà di Dio scritta nella Bibbia? E’ impossibile. Fratelli, nessuno di costoro vi seduca con questi vani ragiona­menti per non cadere nella rete del nemico. Quando leggete i suddetti passi che condannano l’omosessualità credeteli così come li leggete, essi vogliono dire quello che dicono.



7) L’appartenenza ad una comunità cristiana dipende dalla fede del singolo, non dal fatto che sia omosessuale; il che significa che un cristiano può essere pure omosessuale, perchè non è l’omoses­sualità che impedisce ad una persona di entrare a fare parte di una comunità ma la sua mancanza di fede.

Non esistono Cristiani omosessuali, perchè il nome stesso ‘cri­stiano’ lo dice. Esistono invece Cristiani ‘ex-omosessuali’ cioè che prima di convertirsi a Cristo erano dati a peccati contro natura, ma dopo hanno smesso di peccare. Paolo disse ai Corinzi: “Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erederanno il regno di Dio. E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito dell’Iddio nostro.” (1 Corinzi 6:9-11) Quel ‘tale eravate alcuni’ significa che non lo erano più, perché ora vivevano in novità di vita, secondo che è scritto: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). Ma se uno si chiama Cristiano e dice di avere creduto in Cristo ma vive peccando contro natura deve essere estromesso dalla comunità perchè è scritto: “Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi” (1 Corinzi 5:12). Quindi il criterio di appartenenza ad una comunità non è solo la fede ma anche la condotta; il luogo di culto deve sì accogliere persone che ancora non sono nate di nuovo e vivono nel peccato affinchè odano l’evangelo della grazia e credano per essere affrancati dal peccato, ma non deve accogliere persone che fanno professione di conoscere Dio ma nello stesso tempo prendono piacere nei vizi contro natura.



8) Questi pastori e teologi sono favorevoli a dare la loro benedizione sulle coppie omosessuali e a farli inserire nella comunità per farli sentire a loro agio e non discriminati.

No, non se ne parla nemmeno di forme di benedizione per le coppie omosessuali cosiddette cristiane. Per loro ci sono solo parole di esortazione e di riprensione. Devono ravvedersi, convertirsi dalle loro vie malvage. Che ci mettiamo a fare adesso? A compiacerli e a benedirli nel nome del Signore come se si trattasse di una vera coppia di sposi? Lungi da noi simili aberranti comportamenti. Gesù benediceva i piccoli fanciulli quando gli venivano presen­tati, ma i peccatori li esortava a ravvedersi. Ma pensate voi che se si fossero presentati a Gesù due omosessuali del tempo che dicevano di amarsi e che stavano bene assieme per ricevere da lui una benedizione Egli gliela avrebbe accordata? Giudicate voi da persone intelligenti quello che dico. Questi cosiddetti pastori in questa maniera stanno invogliando gli omosessuali a recarsi nei loro locali di culto; per loro infatti non avranno parole di esortazione a ravvedersi, come si converrebbe, ma parole dolci, lusinghevoli, benedizioni in nome di Dio. Assomigliano a quei falsi profeti che al tempo di Geremia con i loro discorsi forti­ficavano le mani dei malfattori; ecco infatti cosa Dio dice di loro: “Dicono del continuo a quei che mi sprezzano: L’Eterno ha detto: Avrete pace; e a tutti quelli che camminano seguendo la caparbietà del proprio cuore; ‘Nessun male v’incoglierà” (Geremia 23:17). Guai a loro! Porteranno la pena della loro ribellione.



Conclusione



Alcune ultime considerazioni a proposito di questo argomento così importante; siamo negli ultimi termini dei tempi ed avvertiamo chiaramente il tentativo da parte del diavolo di fare passare l’omosessualità per qualcosa di buono, per qualcosa che si può fare senza paura d’incorrere nel giudizio di Dio. Non c’è da meravigliarsi di questo perchè sin dal giardino dell’Eden il diavolo ha cercato di presentare la trasgressione della Parola di Dio come qualcosa che si può benissimo fare; egli disse infatti ad Eva: “No, non morrete affatto” (Genesi 3:4). Mentre Dio aveva avvertito chiara­mente Adamo dicendogli che nel giorno che avrebbe mangiato di quello specifico frutto (dell’albero della conoscenza del bene e del male) sarebbe di certo morto. Che faremo dunque fratelli? Daremo retta alla voce del Serpente antico, del sedut­tore di tutto il mondo? Così non sia. Anzi dobbiamo con forza opporci a questo suo tentativo vivendo una vita santa, esemplare in questo mondo di tenebre, affinchè la dottrina di Dio sia confermata dalle nostre opere; e nello stesso tempo riprovando l’omosessualità. Le opere delle tenebre infatti vanno riprovate, dice Paolo agli Efesini (5:11). L’omosessualità è peccato, quindi male e tenebre, e non possiamo metterci a chiamarla una cosa buona. Per chi lo fa c’è una maledizione: “Guai a quelli che chiamano bene il male (...) che mutano le tenebre in luce (...) che mutano l’amaro in dolce” (Isaia 5:20), dice infatti Isaia. A noi non deve importare proprio nulla come gli eminenti teologi sostenitori dell’omosessualità chiamano questo nostro atteggiamento nei confronti dell’omoses­sualità; la Scrittura dichiara che stiamo facendo ciò che è giusto agli occhi di Dio, il loro giudizio quindi - dato che si oppone alla Parola di Dio - non vale proprio nulla.

Satana sta cercando tramite diversi cosiddetti pastori e teologi evangelici in Italia di inserire degli uomini pervertiti in mezzo alle Chiese; anzi li ha già pienamente inseriti dobbiamo dire. Le parole ed i fatti di costoro lo stanno a dimostrare abbondan­temente. Parlano di omosessuali cristiani, di coppie omosessuali cristiane; e li appoggiano pure, come se niente fosse. Si legge infatti in un articolo giornalistico del 1994 che da anni ‘gay e Protestanti collaborano proficuamente, tanto che la comunità Valdese ospita ogni anno a Plati, in Piemonte, il Convegno degli omosessuali credenti...’ (Il Manifesto, 25 Febbraio 1994, pag. 6). Tutto rientra nella norma quindi; non c’è niente da scandalizzar­si per costoro; niente da riprovare!! C’è stata una evoluzione dei costumi nella società, essi dicono; quindi bisogna adeguarsi per abbattere quegli steccati che la Chiesa ha eretto nei confronti degli omosessuali nel corso del tempo. Quindi il motto è diventa­to questo: ‘Dobbiamo cambiare modo di pensare noi, gli omosessuali possono invece continuare a pensare come sempre hanno fatto; siamo noi che abbiamo sbagliato fino ad ora, non sono loro’.

Diletti, badate che nessuno di questi cosiddetti omosessuali cristiani che vogliono essere accettati così come sono, cioè con tutta la loro perversione, si insinui fra voi; perchè “un pò di lievito fa lievitare tutta la pasta” (1 Corinzi 5:6). Se essi vogliono essere accetta­ti devono prima mostrare i frutti degni del ravvedimento, ma se non mostrano questi frutti schivateli. Non vi paia un’ingiustizia questa, perchè ciò non contrasta la Parola di Dio. Certamente, il tutto deve essere fatto con carità e pietà, ma deve essere fatto.

I conduttori delle Chiese predichino l’Evangelo con forza e con ogni franchezza; esso è la potenza di Dio che libera anche gli omosessuali se essi credono in esso. E tutti preghino Dio con ardore e con fede per queste anime perdute che il diavolo tiene incate­nate affinchè Dio le liberi dalla schiavitù del peccato.


Giacinto Butindaro


http://www.lanuovavia.org/confutazioni-evangelici-omosessualita.html

APOSTASIA NELLA CHIESA SCOZZESE

RELIGIONE, RIFORMATI SCOZZESI. Nella Chiesa di Scozia e' gia' iniziata la rivoluzione sessuale
EUROPA, 14:13:00


2009-05-21 Redazione

Nella chiesa di Scozia cresce il numero di persone single mentre diminuisce quello dei matrimoni. Aumenta pure il tasso dei divorzi e delle separazioni. Intanto sta cambiando l'atteggiamento verso il sesso. L'85% dei giovani compresi tra i 16 ed 19 anni considera i rapporti sessuali prima del matrimonio "raramente/affatto sbagliati". E così la chiesa di Scozia reagisce invitando i suoi membri a rivedere il proprio insegnamento su "sesso al di fuori del matrimonio". L'Assemblea Generale che si riunisce oggi ascolterà la relazione di un gruppo di pastori sui ministri gay (se ne parlerà sabato sera) e sulla questione de "i single ed il sesso".

Un gruppo di "evangelici" (leggi "conservatori") sta facendo di tutto per bloccare la nomina del pastore Scott Rennie, gay dichiarato che convive con il suo partner, alla guida della chiesa di Aberdeen. C'è anche un tentativo di costringere la Kirk (il nome scozzese per Chiesa di Scozia) a non accettare come ministro chiunque abbia una relazione eterosessuale fuori dal matrimonio.

Di questo si parlerà comunque la settimana prossima, dedicata interamente alla questione "single" (non sposati).

Nella relazione che sarà presentata all'assemblea, si ricorda che per la chiesa "sesso è più del sesso - è l'unione di due persone". Separarlo dal matrimonio è fondamentalmente sbagliato. Fin qui la parte descrittiva della questione e le precisazioni di rito. Adesso comincia la parte "revisionista". "Un'etica cristiana revisionista del sesso porrebbe l'enfasi sull'aspetto consensuale del rapporto, con adeguato uso di contraccettivi, prenderebbe in considerazione l'aspetto dell'intimità piuttosto che la semplice emozione fisica, l'aspetto del donarsi, scevra comunque dall'infedeltà da un pre-esistente rapporto di fiducia e di responsabilità".

Secondo il rapporto che sarà presentato nei prossimi giorni all'Assemblea della Chiesa di Scozia, alcune chiese hanno accettato l'idea dell'attività sessuale in rapporti a lungo termine.

http://www.icn-news.com//?do=news&id=6639

Scozia, nominato un reverendo gay


Scozia, nominato un reverendo gay
Il religioso convive con un uomo
La Chiesa protestante scozzese ha confermato la nomina, che non mancherà di sollevare polemiche, di un reverendo gay ad Aberdeen. La decisione è arrivata al termine di una riunione durata diverse ore dopo le proteste dei parrocchiani. Con 326 voti a favore e 267 contrari, Scott Rennie, 37 anni, divorziato, padre di un bambino e per sua stessa ammissione convivente con un uomo, è stato designato a capo della parrocchia di Queen's Cross.



http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo450536.shtml
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NEWS
RELIGIONE, CHIESA DI SCOZIA. Il rev. Scott Rennie, gay, è pastore della Queen's Church di Aberdeen
EUROPA, 10:22:00


2009-05-24 Redazione

Il caso è chiuso: venerdì sera, l'Assemblea Generale della Chiesa di Scozia (Kirk) ha nominato pastore di una chiesa riformata di Aberdeen il Rev. Scott Rennie, già sposato ed ora dichiaratamente gay e convivente con il suo compagno. I suoi sostenitori tirano un sospiro di sollievo: "Si può porre la parola fine su una campagna di odio e fanatismo".

Rennie, già pastore a Brechin Cathedral, è stato accolto con grande entusiasmo dalla stragrande maggioranza della sua parrocchia, la Queen's Cross Church. La sua nomina era stata osteggiata da una minoranza di riformati conservatori attivisti anti-gay.

Articolo correlato: RELIGIONE, RIFORMATI SCOZZESI. Nella Chiesa di Scozia e' gia' iniziata la rivoluzione sessuale



http://www.icn-news.com/?do=news&id=6668

sabato 23 maggio 2009

L’ebreo che spiega Gesù alla Chiesa

12 Maggio 2009
L’ebreo che spiega Gesù alla Chiesa
Il paradosso di Jacob Neusner, il rabbino che prendendo le parti dei farisei ha «aperto gli occhi» a Benedetto XVI sulla grandiosa pretesa di Cristo

di Luigi Amicone
Jacob Neusner è considerato il più grande specialista vivente di letteratura rabbinica antica. Ha scritto un libro su Gesù e ha benedetto il viaggio che il Papa sta compiendo in Terra Santa. Perché? «Perché mi piacciono i cristiani e perché rispetto il cristianesimo». Tutto qui? Sosteneva Kieerkegaard che Gesù di Nazareth e la sua pretesa di aver portato il cielo sulla terra, di essere Dio stesso in terra, «è l’unico caso serio della storia». Perciò «tu devi prendere posizione di fronte a Cristo». Neusner è uno dei pochi contemporanei a farlo davvero. La sua posizione, raggiunta dopo la frequentazione di Gesù nel vangelo di Matteo, è sorprendente? Nient’affatto. Il rabbino non si converte a Cristo, non lo segue e continua a stare “con i farisei”. Perché? Perché Cristo si è detto signore del sabato. Perché ha identificato se stesso con la Torah. Perché Gesù ha chiamato i suoi discepoli in prima persona e si è appellato alla libertà di un “io” invece che al “noi” dell’Eterno Israele. Perché, infine, ha la pretesa “impressionante” e “sbalorditiva”, «egli e i suoi discepoli», di aver «preso il posto dei sacerdoti nel tempio; il luogo santo è cambiato e si identifica con il gruppo formato da Gesù e dai suoi discepoli». E allora dove sta l’originalità dell’ebreo che capisce che «l’alternativa è tra: “Ricordati di santificare il sabato” e “Il Figlio dell’uomo è il signore del sabato”. Non possiamo scegliere entrambi»? Dove sta l’interesse della constatazione che «la Torah sta in un mondo, Cristo in un altro»? Intanto originalità e interesse stanno nella conferma della serietà e gravità del “caso”. Come annota Neusner, non si tratta di parole o di idee. Si tratta di un avvenimento e di una persona. «Comprendo, infatti, che solo Dio può esigere da me quello che sta chiedendo Gesù». «Noi comprendiamo adesso che alla fine c’è proprio la figura di Gesù e non tanto i suoi insegnamenti».
Riepilogando. È giunto alla sua terza edizione italiana Un rabbino parla con Gesù (San Paolo), libro doppiamente straordinario. In primo luogo perché riesce nell’impresa di portare il dialogo ebraico-cristiano oltre le secche della discussione storica e teologica offrendoci una testimonianza limpida e persuasiva di cosa sia un’esperienza viva di ebraismo (mentre, sostiene Neusner, «a parte poche sorgenti di ortodossia l’ebraismo rappresenta oggi in Europa una religione morta»). La seconda ragione di straordinarietà sta nella interpretazione-recensione che dell’approccio a Gesù secondo Neusner ha dato niente meno che il papa Benedetto XVI. Il quale, nel suo Gesù di Nazaret, segnala il volume del rabbino americano così: «Il grande erudito ebreo Jacob Neusner in un importante libro si è, per così dire, inserito tra gli ascoltatori del Discorso della montagna e ha poi cercato di avviare un colloquio con Gesù intitolato A Rabbi Talks with Jesus (Un rabbino parla con Gesù). Questa disputa condotta con rispetto e franchezza tra un ebreo credente e Gesù, il figlio di Abramo, più di altre interpretazioni del Discorso della montagna a me note, mi ha aperto gli occhi sulla grandezza della parola di Gesù e sulla scelta di fronte alla quale ci pone il Vangelo». Non vi sembrano sconcertanti le parole del Santo Padre? «Mi ha aperto gli occhi». Ma la figura del Nazareno non dovrebbe essere la specialità bimillenaria (oltre che la “ragione sociale”) delle Chiese cristiane? Dunque quale sarebbe il segreto che renderebbe così speciale l’approccio di Neusner, come lascia intendere addirittura il Pontefice? Cosa del Gesù visto da un ebreo osservante ha entusiasmato Benedetto XVI tanto da fargli mettere nero su bianco un giudizio così lusinghiero da corrodere implicitamente tanta apologetica cristiana – proprio lui, il Papa-teologo, il professore Ratzinger, l’ex prefetto del Sant’uffizio, il Defensor Fidei, il Vicario di Cristo? Come si spiega tanta accoglienza a una posizione che dichiara «senza scuse, senza inganno, senza infingimento» di voler «riaffermare semplicemente la Torah del Sinai sopra e contro il Gesù di Matteo»? Il segreto sta nel fatto che mentre a tutt’oggi prevale una riduzione del cristianesimo a interpretazione sentimentale o specialistica (almeno così sembra emergere in tanta omiletica chiesastica e nella pubblicistica-biada di massa che ci arride dalle vetrine delle librerie), con l’opera di Neusner torna in auge la “simpatia per l’oggetto” della disputa. Torna una ragione aperta alla considerazione del fenomeno Gesù così come esso si è presentato nella storia e nella testimonianza di chi gli ha voluto bene, non come si immagina che egli avrebbe dovuto essere o essersi presentato per tramite di chi lo ha conosciuto. Perciò il nostro rabbino immagina di mescolarsi tra la folla di discepoli, curiosi, ostili, semplice gente comune riunita alle pendici del monte presso il lago di Tiberiade per ascoltare “il discorso delle Beatitudini”. Egli interloquisce con Gesù seguendo come filo rosso il vangelo di Matteo, «il più “ebraico” dei vangeli», e mettendolo a confronto con la Torah.

Un vero maestro in Israele
Molti sono i punti di contatto ed è impossibile non riconoscere in Gesù un vero ebreo e un maestro in Israele. Il fatto è – pretesa pazzesca e inaccettabile da chi ritiene peraltro che «Mosè ha detto molto di più, stando sulla montagna» – che Egli identifica e riassume l’intera Torah nella sua persona. Insomma, ciò che oggi non è per niente scontato nelle Chiese cristiane, dove il Nazareno rischia di essere tramandato come un mito consolatorio, fermo alla “Parola” di un passato piuttosto esangue e anacronistico, per l’ebreo pio e osservante Jacob Neusner invece è una pretesa viva. Che va presa alla lettera, esattamente per quello che dice di essere. E cioè non una fonte di ispirazione morale, sociale, legislativa. Ma uno che reclama un “tu” e una sequela totalizzante.
Così, la domanda di ieri è la stessa di oggi, di sempre: «E voi, chi dite che io sia?». La domanda posta da Gesù è la stessa che sembra fare da sfondo alle folgoranti riflessioni, ai paragoni e alle conclusioni dell’ininterrotto dialogo che Neusner stabilisce nell’arco della sua narrazione tra il “maestro nazareno”, la Torah, i maestri, i saggi e i profeti dell’“Eterno Israele”. Ristabilendo così – paradossalmente, da parte di un rabbino – il metodo proprio del cristianesimo. Che non è anzitutto quello storico o spiritualistico, ma proprio quello personale di porsi con apertura e immaginazione davanti alla persona di Cristo, alla sua pretesa, alla sua logica, alla sua avventura umana.
http://www.tempi.it/cultura/006682-l-ebreo-che-spiega-ges-alla-chiesa

San Paolo, grandioso testimone della divinità di Cristo


CRISTIANESIMO/ San Paolo, grandioso testimone della divinità di Cristo
INT.
Rainer Riesner
martedì 12 maggio 2009


Rainer Riesner, su invito del Centro Culturale di Milano, ha tenuto mercoledì scorso un’affollata conferenza su san Paolo nell’Aula Magna dell’Università Cattolica. Ha tutte le competenze per parlare di questo argomento, essendo uno dei massimi studiosi protestanti del cristianesimo primitivo e docente di Nuovo Testamento a Dortmund.



Professor Riesner, san Paolo è un apostolo o un fondatore?



L’apostolo Paolo è assolutamente decisivo per l’evangelizzazione del mondo antico. Ma egli stesso avrebbe fortemente protestato se lo si fosse chiamato “fondatore” di qualcosa. La sua continuità con Gesù Cristo è un dato acclarato e indiscutibile. Gli si è applicata la categoria di “fondatore” per metterlo in contrasto con Gesù.



Come è avvenuto?



Tutto è iniziato nel diciannovesimo secolo. Si è voluto contrapporre l’etica semplice, amichevole di Gesù da un lato e, dall’altro, Paolo con la sua teologia, cristologia e soteriologia complicate. Gesù diventava così un mero maestro e profeta giudeo e Paolo sarebbe stato il responsabile di una successiva divinizzazione di Gesù, operata attraverso teorie tratte dal paganesimo. Il risultato di questa posizione è fin troppo chiaro: per riferirci autenticamente a Gesù, dobbiamo alleggerirci di tutta la dogmatica, che sarebbe un portato paolino.



Finendo così per negare la divinità di Gesù. Ma, dunque, il Paolo vero chi è?



Anzitutto è importante tener presente la sua origine ebraica. A Paolo sono familiari tutte le tradizioni e le categorie dell’Antico Testamento. A questo proposito è decisiva una questione biografica. Tutti gli studiosi sono concordi sulla provenienza di Paolo da Tarso. Per quanto riguarda la gioventù di Paolo vi sono però due posizioni. La prima – cui convintamente aderisco – afferma che Paolo proviene da una devota famiglia di farisei, che lo ha inviato fin da giovane a Gerusalemme per studiare l’Antico Testamento. L’altra posizione vuole dimostrare il condizionamento di Paolo da parte del pensiero pagano dicendo che egli ha vissuto a lungo in Tarso, centro dove le religioni pagane erano parecchio diffuse. Rimane comunque il fatto che l’indubbia adesione di Paolo all’ebraismo rende necessario spiegare come mai, immediatamente dopo la caduta sulla via di Damasco, un ebreo possa affermare la divinità di una persona umana.



Paolo infatti “incontra” Cristo sulla via di Damasco. Come l’esegesi spiega il fatto accaduto quel giorno? Di che tipo di incontro si tratta?



La domanda è interessantissima. Facciamo un passo indietro. Sappiamo che Paolo ha perseguitato la prima comunità di Gerusalemme. Le fonti sono concordi nel datare la caduta da cavallo a un anno e mezzo di distanza dall’Ascensione. Inoltre Paolo stesso – lo apprendiamo dagli Atti degli Apostoli – dice di avere studiato a Gerusalemme. Il lasso di tempo è strettissimo: Paolo a Gerusalemme, Gesù per l’ultima volta a Gerusalemme, l’incontro sulla via di Damasco. Io ritengo possibile che Paolo abbia conosciuto personalmente Gesù a Gerusalemme: non come discepolo, ma come abitante della città. E certamente era a conoscenza di cosa gli apostoli testimoniassero riguardo la Sua risurrezione; era proprio quello il motivo per cui li perseguitava! Dirò di più: per Paolo la prova schiacciante della falsità messianica di Gesù consisteva proprio nella morte in croce.



Poi dirà: «Non conosco altro che Cristo, e Cristo crocifisso».



Nel terzo capitolo della lettera ai Galati si vede perfettamente la sua precedente opinione su Gesù, laddove dice: «Maledetto colui che pende dal legno della croce». Dopo la conversione – attenzione! – continua a condividere questa frase, ma le dà un significato molto più profondo: Cristo è effettivamente maledetto, ma non per Sua colpa, bensì per la salvezza degli uomini.

La domanda centrale è dunque: come è potuto avvenire un cambiamento simile? Anzitutto ce lo dice Paolo stesso. Dopo quel giorno sulla via di Damasco egli non ha più alcun dubbio: Gesù è Figlio di Dio. Nella Seconda Lettera ai Corinzi Paolo descrive l’avvenimento nel quale ha incontrato Cristo e parla della luce divina, cioè egli attribuisce a quell’apparizione le caratteristiche che gli ebrei riservavano alle manifestazioni di Dio (come, per esempio, quella sul Sinai). Nell’avvenimento sulla via di Damasco Paolo ha visto una persona – Gesù Cristo – manifestarsi nella gloria divina. La mia personale ipotesi è che Paolo abbia avuto una visione di Cristo crocifisso. Così è ancora più evidente il contenuto del suo annuncio: quel Gesù crocifisso è contemporaneamente e inscindibilmente il Signore della gloria. E si ricordi che quando Paolo parla di gloria – la doxa – pensa sempre e solo a quella divina.



Era impensabile che un devoto ebreo si inventasse una cosa del genere?



Sì, dev’essere successo qualcosa. Non è un caso che nella esegesi anglofona più avanzata si riconosca che la divinità di Cristo è un’esperienza dei testimoni di Gesù (e, dunque, non qualcosa aggiunto posteriormente). Essi non possedevano le premesse culturali e intellettuali per inventarsi una cosa simile, dunque devono aver fatto esperienza di qualcosa al di fuori di loro.



Si sta concludendo l’anno di celebrazioni per il bimillenario della nascita di san Paolo, quale ritiene sia il suo insegnamento più urgente per noi?



La missione. La passione di Paolo è stata quella di portare il fatto di Cristo in tutto il mondo. Ciò implica due cose. La prima è la certezza su chi sia Cristo; Paolo risponde: la manifestazione definitiva di Dio per tutti. La seconda è l’apertura a tutto il mondo; Paolo conosceva solo un mondo che finiva in Spagna e voleva portare l’annuncio fin là, ma certo non se ne avrebbe a male se noi andassimo in terre di cui egli ignorava l’esistenza.

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=20159