ARTICOLI SULLA RELIGIONE CRISTIANA

lunedì 30 marzo 2009

LA CARNE E LO SPIRITO

LA CARNE E LO SPIRITO


GALATI: 5,16-26

5-16 Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; 17 la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. 18 Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. 19 Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, 20 idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21 invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c`è legge. 24 Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25 Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. 26 Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.

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L'APOSTASIA DEI FALSI PROFETI E FALSI MAESTRI

CENTRO ANTI-BLASFEMIA

L'APOSTASIA DEI FALSI PROFETI E FALSI MAESTRI



SECONDA LETTERA DI S.PIETRO: 2, 1-3
2-1Un tempo, in mezzo al popolo di Dio ci furono anche falsi profeti. Allo stesso modo verranno anche tra voi falsi maestri. Essi cercheranno di diffondere eresie disastrose e si metteranno perfino contro il Signore che li ha salvati; ma andranno presto in rovina. 2Molti li ascolteranno e vivranno, come loro, una vita immorale. Per colpa loro, la fede cristiana sarà disprezzata. 3Per il desiderio di ricchezza, vi imbroglieranno con ragionamenti sbagliati. Ma la condanna di questi falsi maestri è già pronta; la loro rovina non si farà aspettare.

ATTI: 20, 29-32

20-29 Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31 Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. 32 Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l`eredità con tutti i santificati.




SECONDA LETTERA DI S.TIMOTEO: 4, 1-5
41Davanti a Dio e davanti a Cristo Gesù che si manifesterà come re, quando verrà a giudicare i vivi e i morti, voglio farti una raccomandazione: 2predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione, rimprovera, raccomanda e incoraggia, usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d'insegnare. 3Perché ci sarà un tempo nel quale gli uomini non vorranno più ascoltare la sana dottrina, ma seguiranno le loro voglie: si procureranno molti nuovi maestri, i quali insegneranno le cose che essi avranno voglia di ascoltare. 4Non daranno più ascolto alla verità e andranno dietro alle favole.
5Tu però sta' sempre in guardia, sopporta le sofferenze, continua il tuo lavoro di predicatore del Vangelo, porta a termine il tuo impegno a servizio di Dio.


Citazioni Bibbia Cei

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IL RITORNO DEL SIGNORE GESU' SECONDO LE SACRE SCRITTURE

IL RITORNO DEL SIGNORE GESU' SECONDO LE SACRE SCRITTURE


Caratteristiche del ritorno di Cristo

Subito dopo la partenza fisica di Gesù dal monte degli Ulivi e mentre ancora i suoi discepoli guardavano fissamente verso l'alto con timore e meraviglia, fu loro fatta la seguente promessa: « E come essi avevano gli occhi fissi in cielo, mentr'egli (Gesù) se ne andava, ecco due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: "Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo" » (Atti 1:10-11).

Le parole tradotte « nella medesima maniera » nell'originale sono ancora più precise in quanto dicono « esattamente nella medesima maniera ». Esattamente come è partito fìsicamente, visibilmente e personalmente dalla terra, così egli ritornerà. Così come è partito con le nuvole, così ritornerà.

Il suo ritorno sarà personale, visibile e fisico

L'apostolo Giovanni ha detto: « Ecco, egli viene con le nuvole; ed ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno cordoglio per lui » (Apocalisse 1:7).

Zaccaria ha predetto il medesimo quadro 500 anni prima della nascita di Cristo: « ... ed essi (gli Ebrei credenti) riguarderanno a me (Gesù), a colui ch'essi hanno trafitto, e ne faran cordoglio come si fa cordoglio per un figliuolo unico... » (Zaccaria 12:10).

Fare cordoglio per colui che è stato trafitto vuoi dire riconoscere Gesù che è stato crocifisso e rigettato. Ciò richiede una drammatica apparizione personale e fisica.

Gesù promise davanti al sommo sacerdote durante il suo processo: «... anzi vi dico che da ora innanzi vedrete il Figliuol dell'uomo sedere alla destra della Potenza (Dio) e venire sulle nuvole del cielo» (Matteo 26:64).

Su questa affermazione si basarono ufficialmente l'accusa di bestemmia e la conseguente condanna a morte. Gesù osò presentarsi come colui che adempiva alle due più note profezie riguardanti la venuta nella gloria del Messia per governare la terra. La prima, pronunciata prima del 1000 a.C., è dei Salmi: « L'Eterno (Dio, il Padre) ha detto al mio Signore (Dio, il Figlio): Siedi alla mia destra finché io abbia fatto de' tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi » (Salmo 110:1).

La seconda del 550 a.C. circa è di Daniele: « Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile ad un figliuol d'uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. E gli furono dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno un regno che non sarà distrutto » (Daniele 7:13-14).

Nessuna meraviglia se alla corte suprema ebraica (il sinedrio) venne il capogiro. Quando Gesù fece la sua fantastica asserzione in una frase molto chiara, delle due una: o buttarsi in ginocchio ed adorarlo, o ucciderlo. Essi scelsero l'ultima soluzione.

La sua venuta sarà improvvisa e sorprendente

Gesù predisse la rapidità del suo ritorno nella maniera seguente: « Perché come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figliuol dell'uomo » (Matteo 24:27).

Egli disse ancora: « E allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol dell'uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria » (Matteo 24:30).

« Infatti, come nei giorni prima del diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva moglie e s'andava a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e la gente non si accorse di nulla, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due saranno nel campo; l'uno sarà preso e l'altro lasciato; due donne macineranno al mulino: l'una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. » (Matteo 24:38-42)

Egli sarà in compagnia dei santi

E' importante sottolineare che molti riferimenti al ritorno di Cristo affermano ch'egli verrà sulle « nuvole del cielo ». Noi crediamo che le nuvole si riferiscono alle miriadi di credenti che in vesti bianche ritorneranno con Cristo.
In Ebrei 12:1 si parla dei credenti come di « gran nuvolo di testimoni ». Le nuvole dunque sarebbero i credenti di tutte le epoche della chiesa, voi e io, che ritornano in corpi immortali glorificati e che sono stati in antecedenza rapiti per incontrare Cristo nell'aria per l'ultimo viaggio, prima dei sette anni di tribolazione sulla terra e della resurrezione dei santi dell'Antico Testamento (Apocalisse 19:14).

La parola « santo » indica qualcuno che è messo a parte come possesso di Dio ed è usata per indicare tutti quelli che hanno creduto in Cristo come Salvatore. Questa parola è spesso usata anche per indicare coloro che accompagneranno Cristo nel suo ritorno.

Così diceva Zaccaria parlando della seconda venuta del Messia: « ...e l'Eterno, il mio Dio verrà, e tutti i suoi santi con lui » (Zaccaria 14:5).

L'apostolo Giovanni parla del fatto che i santi che torneranno con Cristo saranno vestiti di « lino fino bianco e puro » (Apocalisse 19:14).
Giovanni spiega il perché del lino bianco: «... e (alla chiesa formata dai credenti che sono stati rapiti) le è stato dato di vestirsi di lino bianco, risplendente e puro: poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi » (Apocalisse 19:8).

La sua venuta sarà accompagnata da un giudizio terribile

Quando Gesù venne la prima volta non fu per giudicare il mondo ma per salvarlo. Venne come l'Agnello di Dio che diede la sua vita per togliere il peccato del mondo. L'unica condizione stabilita da Dio era che l'uomo credesse in Cristo come Salvatore. Oggi la porta della grazia è ancora aperta, ma presto, quando tornerà per la seconda volta, Gesù verrà come giudice, per giudicare quelli che hanno respinto il libero dono della salvezza dai peccati. L'uomo avrà dimostrato in maniera inequivocabile di essere meritevole di giudizio.

Secondo Zaccaria saranno radunate « tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme ». Gli Ebrei viventi nella zona saranno sull'orlo dell'annientamento quando Dio darà loro la forza soprannaturale per fuggire. Allora Dio continuerà a lottare per loro e li salverà.

I piedi di Gesù toccheranno la terra là dove l'hanno lasciata sul monte degli Ulivi. L'istante stesso in cui Gesù la toccherà, con un grande terremoto la montagna si dividerà in due. Il gigantesco crepaccio risultante attraverserà il centro della montagna da oriente ad occidente. Ad oriente partirà dalla punta settentrionale del mar Morto e ad occidente arriverà al Mediterraneo (Zaccaria 14).

Zaccaria predice un fatto strano conseguente alla spaccatura della terra. I Giudei credenti che si troveranno a Gerusalemme fuggiranno verso il crepaccio invece di far la cosa più naturale e cioè quella di fuggirne lontano. Essi conosceranno questa profezia e comprenderanno che la grande caverna sarà aperta per loro, in modo che il Signore possa proteggerli dalla terribile distruzione che farà cadere sulle schiere nemiche tutt'intorno.

La natura delle forze che il Signore scatenerà in quel giorno contro gli eserciti radunati nel Medio Oriente è descritta in Zaccaria 14:12: « E questa sarà la piaga con la quale l'Eterno colpirà tutti i popoli che avran mosso guerra a Gerusalemme: la loro carne si consumerà mentre stanno in piedi, gli occhi si struggeranno loro nelle orbite, e la loro lingua si consumerà nella loro bocca. »
Un quadro terrificante, non è vero? Non vi viene da pensare che questo è esattamente ciò che accade a chi è esposto ad un'esplosione termonucleare?

Il paradiso ristabilito

Il regno di Dio sarà caratterizzato da pace vera ed uguaglianza e da una spiritualità e conoscenza universali del Signore. Tutti gli uomini avranno a sufficienza e dimoreranno in sicurezza. La Grande Società che i governanti umani hanno sempre promesso attraverso i secoli e non hanno mai prodotta, finalmente sarà realizzata da Cristo il Signore. I mansueti e non gli arroganti erediteranno la terra (Isaia 11).

Preludio all'eternità

Come è stato ricordato nei capitoli 8 e 9, Daniele ha predetto i quattro grandi regni mondiali che saranno stabiliti nel tempo che va dal sesto secolo a.C. fino alla venuta del Messia. Questi regni sono il Babilonese, il Medo-persiano, il Greco e il Romano, quest'ultimo con la sua nuova forma negli ultimi giorni. Il quinto regno mondiale, che secondo Daniele assoggetterà la rinata forma dell'impero romano, è il regno messianico (Daniele 7:13-27).

Questo regno avrà inizio nel tempo, con sudditi mortali (Apocalisse 20:4-6), durerà 1000 anni; alla fine di questo tempo un gran numero di nazioni daranno inizio ad una ribellione contro Cristo. Il Signore li giudicherà prima che la ribellione raggiunga l'attuale livello di lotta (Apocalisse 20:7-10).

Dopo questo avvenimento tutti gli uomini assumeranno una forma immortale ed anche il regno di Dio, senza cessare d'esistere, cambierà forma e sarà ristabilito in un nuovo cielo e una nuova terra (Apocalisse 21).

La successione degli avvenimenti è chiara negli ultimi capitoli dell'Apocalisse. Innanzi tutto ha luogo il ritorno di Cristo al culmine della più grande guerra di tutti i tempi. Poi Cristo divide i viventi fra credenti e non credenti; i non credenti saranno giudicati e scacciati dalla terra (Apocalisse 20:1-6; cfr. Matteo 25:41-46). Come terzo passo, Cristo stabilisce il regno del millennio e i credenti ne sono i cittadini con l'incarico di popolarlo (Apocalisse 20:11-15; cfr. Matteo 25:31-40). Quarto, alla fine dei mille anni Cristo giudica coloro che si sono ribellati, e cancella completamente i vecchi cieli e la vecchia terra creandone di nuovi (Apocalisse 21; Isaia 65:17; 2 Pietro 3:8-13). Questo è il destino finale di tutte le persone che sono state redente da Cristo.

Quante volte ci siamo chiesto come sarà il cielo? Secondo le indicazioni di brani come Apocalisse 21 e 22 il cielo è un posto reale e meraviglioso. Non vagabonderemo come spiriti disincarnati, suonando l'arpa per l'eternità, come alcune persone immaginano.
Vivremo in eterno alla presenza di Dio, coeredi di Cristo, come re e sacerdoti in eterno, senza più dolore o lacrime.
Conosceremo una gioia immensa e senza fine, circondati da una terra e da un cielo d'indescrivibile bellezza. Pensate al posto più bello che abbiate mai visto, ingranditene la bellezza oltre la vostra capacità di comprensione, immaginate che cosa sarebbe senza morte, malattia, ne altro malanno, e avrete una pallida idea del cielo.

La parola tradotta « nuovo » in Apocalisse 21:1 significa nuovo nel tipo e nell'ordine, e non soltanto nuovo riguardo al tempo. Pietro descrive il processo che Dio userà per rinnovare il cielo e la terra ora esistenti: « Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le cose che sono in essa saranno arse. Poiché dunque tutte queste cose hanno da dissolversi, come non dovreste voi avere una condotta santa e pia, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, a motivo del quale i cieli infuocati si dissolveranno, e gli elementi infiammati si struggeranno? Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia » (2 Pietro 3:10-13).



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giovedì 12 marzo 2009

Il mistero di: " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! "


STUDIO BIBLICO

Il mistero di: " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! "

Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes studiosi biblisti




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Il passo del V.Luca: 23,34 " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! "
manca in vari e auterevolissimi codici, compreso quello Vaticano, ma la maggioranza delle
edizioni moderne riporta la frase. Sembra che in alcuni codici antichi sia stata soppressa,
per non favorire eretiche interpretazioni.
Il passo ci viene trasmesso solo nel Vangelo di Luca, lo scriba mansuetudinis Christi.
Comunque la Chiesa di Gerusalemme, conosceva il passo tanto che lo cita anche
S.Stefano mentre viene lapidato, in altra forma ma dallo stesso contenuto.
Atti degli Apostoli: 7,59-60
59Mentre gli scagliavano addosso le pietre, Stefano pregava così: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".
60E cadendo in ginocchio, gridò forte: "Signore, non tener conto di questo loro peccato". Poi morì.

Gesù è misercordioso e perdona il peccatore che si converte, comunque dalle Scritture sappiamo che Gesù è severo
sia con il traditore che con coloro che lo vogliono uccidere.

Gesù condanna l'Apostolo traditore Giuda Iscariota.
V.Giovanni: 6,70-71

70Gesù rispose:
- Sono stato io a scegliere voi, i Dodici; eppure, uno di voi è un diavolo.
71Parlava di Giuda, il figlio di Simone Iscariota. Era uno dei Dodici; proprio lui farà arrestare Gesù.

V.Giovanni: 13, 10-11

10Gesù rispose:
- Chi è già lavato non ha bisogno di lavarsi altro che i piedi. È completamente puro.
Anche voi siete puri, ma non tutti.
11Infatti, sapeva già chi lo avrebbe tradito. Per questo disse: "Non tutti siete puri".
V.Giovanni: 13, 18-19

18Io non parlo per tutti voi: conosco gli uomini che ho scelto. Infatti devono realizzarsi queste parole della Bibbia:
Colui che mangia il mio pane si è ribellato contro di me. 19Ve lo dico ora, prima che accada; così, quando accadrà,
voi crederete che IO SONO.
V.Giovanni: 13, 21-22

21Gesù parlò così, ed era molto turbato. Poi disse: "Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà".
22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, perché non capivano di chi parlava.
V.Giovanni: 17, 12


12"Quando ero con loro, io li proteggevo. Per questo tu me li hai dati. Io li ho protetti, e nessuno di loro si è perduto,
tranne quello che doveva perdersi, realizzando ciò che la Bibbia aveva predetto.

V.Matteo: 26, 20-25

20Quando fu sera, Gesù si mise a tavola insieme con i dodici discepoli. 21Mentre stavano mangiando disse:
- Io vi assicuro che uno di voi mi tradirà.
22Essi diventarono molto tristi e, a uno a uno, cominciarono a domandargli:
- Signore, sono forse io?
23Gesù rispose:
- Quello che ha messo con me la mano nel piatto, è lui che mi tradirà. 24Il Figlio dell'uomo sta per morire,
così come è scritto nella Bibbia. Ma guai a colui per mezzo del quale il Figlio dell'uomo è tradito.
Per lui sarebbe stato meglio di non essere mai nato!
25Allora Giuda, il traditore, domandò:
- Maestro, sono forse io?
Gesù gli rispose:
- Tu l'hai detto.

Gesù condanna coloro che lo vogliono uccidere.
V.Giovanni: 8,31-59

31Gesù disse a quelli che avevano creduto in lui:
- Se rimanete ben radicati nella mia parola, siete veramente miei discepoli. 32Così conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi.
33Quelli risposero:
- Noi siamo discendenti di Abramo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come fai a dire: diventerete liberi?
34Gesù replicò:
- Io vi dichiaro questo: chi pecca è schiavo del peccato. 35Uno schiavo non appartiene alla famiglia per sempre.
Un figlio invece, sì. 36Dunque, se il Figlio vi renderà liberi, sarete veramente uomini liberi.
37Lo so che siete discendenti di Abramo. Eppure cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.
38Io dico quello che ho visto stando presso il Padre mio. Anche voi, dunque, fate quello che udite da parte del padre vostro.
39Tornarono a dire a Gesù:
- Noi siamo discendenti di Abramo.
Gesù rispose:
- Se siete veramente figli di Abramo, fate opere degne di Abramo! 40Invece, ora cercate di uccidermi,
perché vi ho detto la verità che ho ascoltato da Dio. Abramo non ha mai fatto così! 41Voi non vi comportate come lui, ma come il vostro vero padre.
Essi replicarono:
- Noi non siamo figli bastardi! Abbiamo un solo padre, Dio.
42Gesù disse:
- Se Dio fosse vostro padre, voi mi amereste, perché vengo da Dio. Infatti non sono venuto di mia volontà,
ma Dio mi ha mandato. 43Perché non capite quello che dico? Perché siete incapaci di ascoltare la mia parola.
44Voi avete il diavolo per padre, e vi sforzate di fare ciò che egli desidera. Fin dal principio egli vuole la morte degli uomini,
e non è mai stato dalla parte della verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, esprime veramente se stesso,
perché è bugiardo e padre della menzogna. 45Io invece dico la verità; perciò non mi credete. 46Chi di voi può accusarmi di peccato?
Dunque, se dico la verità, perché non mi credete? 47Ecco: chi appartiene a Dio ascolta le parole di Dio; voi non le ascoltate perché non appartenete a Dio.
48Continuando a discutere con Gesù, quegli Ebrei gli dissero:
- Non abbiamo forse ragione di dire che sei un infedele, un Samaritano, e che sei pazzo?
49Gesù rispose:
- Io non sono pazzo, anzi onoro il Padre mio. Voi invece mi ingiuriate. 50Ma io non cerco la mia gloria.
C'è già un altro che si preoccupa della mia gloria. È lui che giudica queste cose.
51Io vi dichiaro solennemente che chi ubbidisce alla mia parola non vedrà mai la morte.
52Allora i suoi avversari gli dissero:
- Ora siamo sicuri che sei veramente pazzo. Abramo è morto, i profeti sono morti, e tu dici: chi ubbidisce alla mia parola non morirà.
53Sei tu più grande di Abramo nostro padre, che è morto? Anche i profeti sono morti: tu, chi pretendi di essere?
54Gesù rispose:
- Se io volessi dar gloria a me stesso, la mia gloria sarebbe senza valore. Ma chi mi onora è il Padre mio. Voi dite che è il vostro Dio,
55ma non lo conoscete. Io invece lo conosco, e se dicessi il contrario sarei un bugiardo, come voi. Ma io lo conosco,
e metto in pratica la sua parola. 56Abramo, vostro padre, si rallegrò nella speranza di vedere il mio giorno; lo ha visto e si è rallegrato.
57Gli obiettarono:
- Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?
58Gesù disse:

- Io ve lo dichiaro solennemente: prima che Abramo nascesse, IO SONO.
59Allora presero delle pietre per tirarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal Tempio.

V.Giovanni: 19, 1-16



1Allora Pilato prese Gesù e lo fece frustare. 2I soldati intrecciarono una corona di rami spinosi, gliela misero in testa e gli gettarono sulle spalle un mantello rosso. 3Poi si avvicinavano a lui e dicevano: "Ti saluto, re dei Giudei!" e gli davano schiaffi.
4Pilato uscì un'altra volta dal palazzo e disse:
- Ora ve lo porto qui fuori, perché sappiate che io non trovo nessun motivo per condannarlo.
5Gesù venne fuori, con la corona di spine e il mantello rosso. Pilato disse:
- Ecco l'uomo.
6I capi dei sacerdoti e le guardie lo videro e cominciarono a gridare:
- Crocifiggilo! Mettilo in croce!
Pilato allora disse:
- Prendetelo e mettetelo voi in croce. Per me, non ha fatto nulla di male.
7Essi risposero:
- Noi abbiamo la nostra Legge: secondo la Legge dev'essere condannato a morte, perché ha detto di essere il Figlio di Dio.
8Sentendo queste parole, Pilato si spaventò. 9Entrò di nuovo nel palazzo e disse a Gesù:
- Da dove vieni? - ma Gesù non rispose.
10Allora Pilato gli disse:
- Non dici nulla? Non sai che io ho il potere di liberarti e il potere di farti crocifiggere?
11Gesù replicò:
- Non avresti nessun potere su di me se non ti fosse dato da Dio. Perciò chi mi ha messo nelle tue mani è più colpevole di te.
12Pilato allora cercò in tutti i modi di mettere Gesù in libertà. Ma i suoi accusatori gridavano:
- Se liberi quest'uomo, non sei fedele all'imperatore! Chi si proclama re è nemico dell'imperatore.
13Quando Pilato udì queste parole, fece condurre fuori Gesù. Poi si mise seduto su una tribuna nel luogo chiamato "Lastricato" (in ebraico "Gabbatà"). 14Era la vigilia della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse alla folla:
- Ecco il vostro re!
15Ma quelli gridarono:
- A morte! A morte! Crocifiggilo!
Pilato disse:
- Devo far morire in croce il vostro re?
I capi dei sacerdoti risposero:
- Il nostro re è uno solo: l'imperatore.
16Allora Pilato lasciò Gesù nelle loro mani perché fosse crocifisso.

Nel versetto 19,11 , Gesù condanna i Giudei, ma anche Pilato, il quale ha minor colpa rispetto ai Giudei.

Quindi Gesù condanna i suoi assassini e il traditore.

Il passo lucano " Padre, perdona ad essi, perché non sanno quello che fanno! ",

si riferisce ai soldati romani crocifissori ignari di tutto.

Ma Gesù non vuole la vendetta e risponde alla violenza con misericodia e perdono.

V.Matteo: 26, 47-56


47Mentre Gesù ancora parlava con i discepoli arrivò Giuda, uno dei Dodici, accompagnato da molti uomini armati di spade e di bastoni. Erano stati mandati dai capi dei sacerdoti e dalle altre autorità del popolo.
48Il traditore s'era messo d'accordo con loro. Aveva stabilito un segno e aveva detto: "Quello che bacerò, è lui. Prendetelo".
49Intanto Giuda si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Maestro!". Poi lo baciò. 50Ma Gesù gli disse: "Amico, si faccia quello che sei venuto a fare".
Quelli che erano venuti insieme a Giuda si fecero avanti, presero Gesù e lo arrestarono.
51Allora uno di quelli che erano con Gesù tirò fuori una spada e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio.
52Ma Gesù gli disse: "Rimetti la spada al suo posto! Perché tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada. 53Che cosa credi? Non sai che io potrei chiedere aiuto al Padre mio e subito mi manderebbe più di dodici migliaia di angeli? 54Ma in questo caso non si compirebbero le parole della Bibbia. Essa dice che deve accadere così".
55Poi Gesù disse alla folla: "Siete venuti a prendermi con spade e bastoni, come se fossi un delinquente! Tutti i giorni stavo seduto nel Tempio a insegnare, e non mi avete mai arrestato. 56Ebbene, tutto questo è avvenuto perché si compia quel che hanno detto i profeti nella Bibbia".
Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.


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mercoledì 11 marzo 2009

:: "Un centurione diverso dagli altri"


:: "Un centurione diverso dagli altri"


Luca 7:1-10
1 Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. 2 Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. 3 Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4 Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 5 perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6 Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7 per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. 8 Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa». 9 All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10 E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.


http://www.laparola.net/testo.php


Sicuramente nel leggere questo brano, si può notare che il centurione di cui si parla era diverso da quelli comuni. La sua diversità consisteva in tre particolari: la sua gentilezza, la sua umiltà e la sua fede.

Prima di tutto bisogna dire che la maggior parte dei soldati romani erano conosciuti come persone senza cuore, piuttosto crudeli.
Io li ho sempre immaginati: gettando delle persone ai leoni, bruciando case dopo aver conquistato una città o brutalmente torturando qualche prigioniero. È nota a tutti la scena dei soldati che beffeggiano il Signore e che in seguito piantano dei chiodi nelle mani di Gesù. Se il normale soldato era così, quanto più duro doveva essere un centurione, una persona che doveva dare ordini e comandare tali persone.

Dal nostro testo comunque è chiaro che il carattere di questo centurione è tutt’altro che crudele. Egli aveva una certa preoccupazione per il suo servo, desiderava aiutarlo a guarire.
Gli anziani giudei testimoniavano del suo amore per Israele e la sua generosità nel costruire la loro sinagoga. Possiamo confermare la sua gentilezza e la sua bontà. Egli attraverso queste caratteristiche, riuscì a conquistare la stima, la fiducia e il rispetto di tutta la cittadina di Capernaum.
Mi chiedo se non sono queste caratteristiche che a volte mancano nella nostra società d’oggi. Possa la grazia di Dio renderci diversi dagli altri, uomini di bontà e di gentilezza. Questi aspetti sono parte integranti del frutto dello Spirito Santo; "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo". Gal. 5:22

Sicuramente i luoghi dove noi abitiamo hanno la Scrittura ci incoraggia a questo stile di vita Romani 12:17-18 "Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini".
1° Tess. 5:15 "Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti".

Notiamo anche l’umiltà manifestata dal centurione, si sente indegno di presentarsi a Gesù e quindi s’appoggia sulla raccomandazione di alcuni che egli stima più importanti di lui.
In seguito è consapevole che come uno straniero non merita la presenza del messia, promessa agli ebrei, di entrare nella sua casa. Eppure quest’uomo non era privo di qualche vanto, occupava un certo rango sociale e militare importante.
Quanto era diverso dai comuni generali romani i quali sognavano la gloria, essere acclamati dalle folle, celebrati come vincitori e eroi di battaglia. Questo centurione non usa le sue credenziali per acquistare la simpatia di Gesù, egli s’affida unicamente alla compassione e alla misericordia del Signore.
L’umiltà oggi viene considerata, a volte, come una debolezza di carattere. Il presuntuoso, l’arrogante, che si mostra autosufficiente è quello che avrà successo. Dovunque guardiamo sembra vedere superbia e arroganza, uomini amanti di titoli, che si fanno forti perché portano una divisa. Gente a cui non si può avvicinare perché ti fanno sentire inferiore o perché non di calcolano affatto.
L’umiltà è una virtù estranea al mondo mentre è fondamentale per entrare nel regno di Dio. Salmo 22:26 "Gli umili mangeranno e saranno saziati; quelli che cercano il SIGNORE lo loderanno; il loro cuore vivrà in eterno". Matteo 5:5 "Beati i mansueti, perché erediteranno la terra".
Chi s’accosta al Signore con umiltà non deve temere di essere respinto da Lui. Il centurione, per ignoranza, credeva che senza una raccomandazione, Gesù non l’avrebbe ascoltato, invece ciò non era necessario.
Nessuno pensi di non essere ascoltato dal Signore, ogni cuore pentito ed ogni vita arresa può accostarsi al trono di Dio per mezzo del sangue di Gesù e avere un’udienza personale con Dio Padre.
Infine parliamo della fede del centurione.
Alcuni pensano che la fede sia riservata solo per alcuni e che per riceverla chi sa cosa deve accadere, quale rivelazione bisogna ottenere. Invece notiamo he la fede del centurione nasce dal semplice fatto d’aver udito parlare di Gesù.
Perché, è importante questo? Io credo che lo sia in quanto non esiste menzogna più pericolosa nel dire che la fede non è alla portata di tutti.
Spesso ho sentito persone dire beato te che hai fede, come per dire per me non è possibile credere. Dio ha scelto un mezzo semplice e comune, l’ascolto della Sua parola. È nel sentire parlare di Lui che il cuore si riempie di fede. Mentre tu ascolti oggi, Dio sta mettendo fede in te, ricevi questo suo meraviglioso dono che è alla portata di tutti.

La fede del centurione era basata su un semplice ragionamento: riconosco che Gesù ha autorità, che è potente, quindi se i miei ordini da semplice uomo vengono eseguito da chi è sotto di me, quanto più la malattia del mio servo sarà guarita se il Figlio di Dio dà l’ordine.
A volte, si rischia di diventare molto filosofici a riguardo la fede, invece bisogna fare una semplice constatazione: Dio può tutto, m’invita di chiedere nel nome di Gesù e così farò. La mia parte l’ho fatta, il resto lo farà il Signore. Totale era la fiducia nella parola di Gesù.
I farisei prima di credere desideravano vedere segni clamorosi, invece, quest’uomo capì che bisogna avere semplice fede e fiducia in quello che gli altri dichiarano di Gesù, egli lo è realmente.
Nel nostro innario, numero 500 si legge "Tutto quello che chiede è semplice fede ed un cuore che si sa affidare". Vogliamo alla fine di questo messaggio dire, Signore aiutami ad avere più fiducia in te. Fammi grazia di restare umile nel tuo cospetto, rendimi come il centurione, diverso dagli altri uomini per poter benedire chi mi è accanto e che è vicino a me. Guerino Perugini




http://www.tuttolevangelo.com/langolo_del_pastore/un_centurione_diverso.php

PER CERTI ERETICI ANGLICANI GESU' ERA UN RAZZISTA PENTITO


CENTRO ANTI-BLASFEMIA

PER CERTI ERETICI ANGLICANI GESU' ERA UN RAZZISTA PENTITO

3/3/2009

Gesù era un razzista? (Pentito...).




Un depliant sulla Quaresima della Chiesa Anglicana del Canada lancia l'ipotesi, legandola all'episodio della donna cananea.


Gesù era un razzista “convertito”? E’ quello che si potrebbe dedurre da un depliant, stampato apposta per la Quaresima 2009, dalla Chiesa anglicana del Canada (ACoC) per offire spunti di meditazione ai suoi fedeli. Il documento parte da un brano, Matteo 15, in cui si vede Gesù che dialoga con una donna cananea. Secondo l’AcoC, “questa non è una storia per la gente che ha bisogno di pensare che Gesù h sempre avuto con sé tutto, perché sembra che lo abbiamo colto in un momneto in cui è stato cattivo con una donna a causa della sua etnia”. Il testo, nella nostra traduzione, e che è erroneamente definito come Matteo 14, dice: “una donna cacanea venne e cominciò a gridare ‘Abbia pietà di me, Signore, Figlio di Davide; mia glia è tormentata da un demonio’. Egli rispose: ‘Io sono stato mandato solo alle pecore perute della casa di Israele’. Ma ella si avvicinò e si inginocchiò davanti a lui, dicendo: ‘Signore, aiutami’. Egli rispose: ‘Non è giusto prendere il cibo dei figli e gettarlo ai cani’. Ella replicò: ‘Sì, Signore, ma anche cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola del loro padrone’”. Il depliant nella meditazione sul passaggio dice di Cristo: “Dapprima, ignora il suo pianto. Poi si rifiuta di aiutarla e paragona il suo popolo ai cani”. E continua così: “Ma lei sfida i suoi pregiudizi. Lui ascolta la sua sfida, e cresce affrontandola. Finisce con l’aiutare sua figlia. Quello che forse abbiamo qui è un momento importante di auto-scoperta nella vita di Gesù, un ampliamento di quello che significava essere ciò che era. Forse stiamo vedendo Gesù capire la sua universalità per la prima volta”. Gli anglicani più tradizionali però non hanno accolto il suggerimento contenuto nel depliant sulla possibilità che Gesù fosse un razzista pentito, i cui pregiudizi erano sfidati, e vinti dalla donna cananea. Il vescovo Carl Reid, leader di un’ala anglicana che si è staccata dall’ACoC circa trent’anni fa sostiene che la parola tradotta con “cani” in realtà in greco ha il significato di “cuccioli”, quelli che in inglese definiscono i “pets” gli animali di compagnia che si tengono in casa. E di conseguenza la donna cananea non avrebbe recepito come un insulto la frase. E fa notare che il depliant omette la frase che da sempre è stata considerata centrale nel testo: “O donna, grande è la tua fede. Sia fatto come desideri, e sua figlia guarì in quel momento”. Una frase importante, perché la fede della cananea sarebbe stata di esempio a Farisei presenti alla scena. L’ACoC in tempi recenti è stata oggetto di controversie al suo interno, per aver cercato di convincere i suoi sacerdoti a benedire unioni omosessuali e per altre posizioni che son parse allontanarsi dalla dottrina cristiana tradizionale.







http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=196&ID_articolo=317&ID_sezione=396&sezione=

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GESU' NON ERA UN RAZZISTA PENTITO


GESU' E LA DONNA CANANEA
Vedi letture evangeliche Mc.7,24-36 e Mt.15,21-28

La donna di cui si parla, siro-fenicia o Cananea, è una pagana. La zona di Tiro e Sidone era situata a nord-ovest della Galilea e i suoi abitanti adoravano i Baal e le Ashere. Questi erano culti caratterizzati fra l’altro dai riti di fertilità, in genere di carattere sessuale orgiastico e promiscuo. Questi riti idolatrici, lo sappiamo dall’A.T., attiravano spesso anche gli Ebrei, suscitando lo sdegno e la denuncia dei Profeti (maggior approfondimento dal capitolo “Conquista della terra di Canaan, da “Storia del popolo ebraico”).

Ecco perché i residenti di queste zone erano malvisti, e in Israele la loro cattiva fama aveva un carattere insieme religioso e morale. Come i Samaritani, seppure ritenuti etnicamente bastardi ed eretici in merito al culto, erano almeno in parte d’ascendenza ebraica, innestati sulla comune eredità mosaica. I Cananei al contrario erano i nemici tradizionali contro cui il popolo ebraico aveva dovuto combattere strenuamente per stabilirsi nella terra promessa e la cui religione rappresentava una minaccia costante per la purezza della religiosità israeliana.

Nel racconto poi si tratta di una donna, quindi doppiamente diversa, contaminata ed emarginata. Di una donna che importuna Gesù e i discepoli, rivolgendogli la parola in pubblico. La prospettiva della narrazione sta precisamente nell’incontro e nel dialogo di Gesù con la donna.

La donna non è soltanto una madre pagana che cerca di strappare un miracolo al taumaturgo giudeo di cui ha sentito meraviglie e che ha sconfinato, ma è la rappresentante della comunità dei pagani venuti alla fede. Per questo la risposta ultima di Gesù è il dono della salvezza, la guarigione della figlia, come primizia della salvezza per mezzo della fede.

La Cananea urla la sua supplica, ma Gesù, non le rivolge nemmeno una parola. E a prima vista può apparire sconcertante e sconvolgente il comportamento di Gesù. Ma poi cerca di spiegarle il motivo del suo rifiuto con un linguaggio semplice e ricco d’immagini: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. Secondo l’A.T. “i figli” sono i giudei”, “i cagnolini” sono i pagani. La Cananea insiste e replica prendendo spunto proprio dall’immagine usata da Gesù. Gli dice: “Anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.

Con queste parole la donna pagana chiede, in pratica, di partecipare permanentemente ai beni della salvezza messianica, anche se in un modo limitato, un poco emarginante, raccattando solo le briciole che cadono dalla tavola dei cristiani che, a pieno titolo, possono vivere in comunione con Cristo.

Ma è proprio questo atteggiamento di totale fiducia e povertà e aridità spirituale che spinge Gesù ad inserire totalmente la donna Cananea nel piano della salvezza cristiana: “Donna davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”.
In pratica Gesù stabilisce che al banchetto messianico della comunità cristiana che è rinnovato nella Mensa Eucaristica, può partecipare anche un pagano che abbia fede (conversione). Anche su questo particolare problema (che Gesù ha risolto), di là della sua importanza storica, può apparire irrilevante per l’esperienza attuale dei credenti, non per questo è privo di significato, ma anzi diventa fondamentale con l’espandersi dei popoli di nazionalità diversa.

Il rischio del razzismo religioso è una tentazione permanente, poiché è la giustificazione religiosa delle divisioni culturali e della stratificazione di potere. Gesù ha cancellato anche questo. Egli non ha fondato la sua Chiesa solo per i giudei, la donna Cananea, simbolo dei pagani, ora può entrare nella Chiesa e beneficiare dei doni del Messia.

L’insegnamento di Gesù, cosa ci comunica?

La Chiesa di Gesù è anche per gli orientali che vivono tra noi, che appartengono a religioni non cristiane. Siamo cristiani di vecchia data: battezzati, cresimati e comunicati perché così vuole la nostra tradizione. Tuttavia questi “titoli” tradizionali non valgono nulla se li abbiamo ridotti ad abitudini senza fede. E’ la fede che ci introduce in Cristo e che ci fa vivere la grazia di salvezza che >Egli effonde nel popolo di Dio Padre.

La fede sincera, fresca ed entusiasta, è il titolo fondamentale e unico per l’appartenenza alla comunità salvifica. E la fede è la possibilità offerta ad ogni uomo di vivere in libertà davanti a Dio.
Oggi viviamo nuove tematiche, sia noi sia la Chiesa, che in realtà sono antiche quanto il mondo. Per questo il vangelo è sempre Parola Viva e guida sicura per risposte secondo Gesù Cristo a situazioni nelle quali ci troviamo immersi.

Amen! Alleluia! Amen!





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http://www.adonaj.net/old/parabole/gesudonn.htm



GESU' E LA DONNA CANANEA
(Matteo 15, 21-28; Marco 7, 24-30)
Gesù, accompagnato dai suoi apostoli e da alcuni discepoli, si allontana da Cafarnao e si dirige verso la Fenicia, cioè lungo la costa del Mediterraneo verso Tiro e Sidone.
Sebbene per giungervi ci volessero due giorni di cammino, Gesù non si lascia intimorire. Desiderava visitare quelle popolazioni e annunziare loro il Regno di Dio, sapendo che esse conoscevano la fama che lo circondava e che molti abitanti di Tiro e Sidone, come riferisce Luca (6, 17), avevano assistito al suo Sermone del Monte.
La piccola carovana non aveva ancora oltrepassato la frontiera e si trovava in un villaggio dell'alta Galilea, quando una donna fenicia, e quindi pagana, si avvicinò al gruppo, mostrando chiaramente che una dolorosa preoccupazione le serrava il cuore. I suoi lineamenti erano tesi, il viso pallido e magro, gli occhi rossi per le lacrime versate e che ancora versava.
Camminando a passi rapidi, senza preoccuparsi degli uomini e delle cose che l'attorniavano, si avvicinò a Gesù e gridò: «Abbi pietà di me, Signore, figliuolo di Davide, la mia figliuola è gravemente tormentata da un demonio».
Fu una preghiera che certamente le uscì dal profondo del cuore e perciò piena di tanto amore materno. Tutte le sofferenze della sua figliuola le sentiva nel suo cuore e l'amore materno ne aumentava l'angoscia e l'amarezza. Era per la figlia, e non per lei, che chiedeva a Gesù il suo intervento taumaturgico. Eppure Gesù sembrò non fare attenzione alla povera donna: non una parola, non uno sguardo. La donna senza scoraggiarsi ripetè in grido angoscioso: « Abbi pietà di me, Signore, abbi pietà di me!».
Gesù resta ancora freddo, impassibile, continuando a camminare e a discorrere coi discepoli, mentre l'infelice madre continua a dire: «Pietà, Signore! Abbi pietà di me!».
I discepoli si meravigliavano. Mai il Signore aveva respinta l'umile preghiera di un'anima affranta dal dolore; sempre gli è bastata una parola, una lacrima per aprire il suo cuore e farne uscire sprazzi di amore e di compassione.
Impazienti perciò i discepoli gli dicono: «Licenzia questa donna, perché continua a seguirci, gridando». E Gesù rispose loro: « Io sono stato mandato alle pecorelle perdute della casa d'Israele ».


La missione di Gesù, Figlio di Dio, incarnato, comprendeva infatti due parti: annunziare dapprima il Vangelo ai Giudei, come figli prediletti della promessa divina, e poi ai pagani di tutto il mondo.


La prima parte doveva compierla Egli stesso come segno di predilezione divina per il popolo ebraico., che Dio si era scelto come Suo popolo e che aveva fatto erede della promessa messianica e depositario di tutti i tipi, figure e profezie dell'Antico Testamento, che riguardavano proprio la sua natura, missione e opera.


Era questo un atto di delicata predilezione divina bei riguardi di un popolo di "collo duro" perché non si suscitassero tra esso gelosie e rancori.
La seconda parte della sua opera Gesù l'avrebbe affidata agli apostoli.
Il silenzio del Salvatore verso la donna era scoraggiante, e la risposta, data ai discepoli, ancora di più. La donna fenicia comprese che cosa voleva intendere Gesù, ma come tutte le madri afflitte, non si lasciò sopraffare dalla disperazione.
Intanto Gesù e i suoi discepoli entrano in una casa. La donna li segue e, avanzando arditamente, giunge vicina a Gesù. Quindi cadendo ai suoi piedi, gli dice disperata tra i singhiozzi: « Signore, aiutami!».
Finalmente Gesù le parla e le sue parole suonano tanto duro da apparire crudeli. Usando una frase comune allora sulla bocca degli ebrei, che denotava il profondo disprezzo che essi avevano per i pagani da loro chiamati con l'epiteto di "cani", mentre essi si consideravano "figli di Dio", disse alla donna: « Non è bene prendere il pane dei figliuoli per buttarlo ai cagnolini ».
Se la donna non fosse stata una madre, che pregava per la guarigione di sua figlia, certamente si sarebbe ribellata, anche se Gesù aveva cercato di addolcire l'espressione mediante un diminutivo, per renderla meno offensiva.
Ma ella è madre che sa il male della figlia e tutto il suo dolore. Perciò nel suo cuore materno trova una risposta sublime, stupefacente per fede, per umiltà, per delicatezza, e, diciamo pure, per astuzia: «E' vero, Signore, ma sotto la tavola i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni!», trasformando così in motivo di esaudimento lo stesso motivo di rifiuto addotto dal Signore.
In altre parole, la donna volle dire a Gesù: è vero, Signore, che gli Israeliti sono vostri figli, mentre io, povera pagana, sono un'estranea, per cui il mio posto nel vostro regno è lo stesso che i cani hanno nella casa dei loro padroni.
Ma io non vi domanda di essere trattata come una figlia, bensì come un cagnolino che sotto la mensa del padrone mangia le briciole che cadono senza che sia degnato di uno sguardo e senza che nessuno dei convitati sia privato di un solo pezzettino del cibo posto sulla mensa.
Trattate così anche la mia figliuola. Non vi chiedo di togliere un pezzo dei vostri miracolosi prodigi che fate a bene dei figli d'Israele si che essi ne restino privi, vi chiedo solo di dare alla mia figliuola una briciola soltanto dell'abbondanza dei vostri miracoli e benefici. Con essa non avrete tolto ai vostri figli d'Israele né un favore né una grazia.
Gesù restò sorpreso, commosso e conquiso dalla risposta così piena di fiducia di quella donna, e guardandola, ammirato, le rispose: «O donna, quanto è grande la tua fede! In ricompensa delle tue parole sia fatto come tu hai domandato. Va, il demonio è uscito dal corpo di tua figlia ».
Questo miracolo fu la ricompensa alla grande fede della donna sulla potenza e alla sua grande fiducia nella bontà di Gesù, due virtù sbocciate sulla radice della sua umiltà come due fiori su un solo gambo.
Sovente noi ci lagniamo che le nostre preghiere non sono esaudite e gettiamo su Dio la colpa dell'apparente o reale loro inefficacia. Non sarebbe, invece, più giusto e più vero attribuire a noi stessi, alla nostra poca confidenza, alla debolezza della nostra fede; al nostro amor proprio, alla nostra immortificazione, al nostro scoraggiamento se la risposta alla grazia chiesta si fa attendere?
L'efficacia della preghiera è una questione complessa, difficile, ma a spiegare il poco frutto che talvolta ricaviamo da essa sono sufficiente le imperfezioni con cui la facciamo. Dio ci esaudisce sempre, quando lo preghiamo come si conviene. Se Egli rifiuta dei favori temporali, spesso da noi desiderati con più intenso ardore che prudenza, la Sua bontà li sostituisce con grazie migliori e più utili per noi.



http://www.chiesadicristo-padova.it/gesu52.htm



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martedì 10 marzo 2009

GESU' CI AMA E VUOLE ESSERE AMATO


CENTRO ANTI-BLASFEMIA

GESU' CI AMA E VUOLE ESSERE AMATO






Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes studiosi Biblisti


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Dalle Scritture sappiamo che Gesù ci ama tanto,
si tanto da morire in croce per noi.
Dalle Scritture possiamo imparare il modo in cui Gesù vuole essere amato da noi.

COSA FARE PER ESSERE DEGNI DI GESU'

V.Matteo: 10, 37-9
37"Chi ama suo padre o sua madre più di quanto ama me, non è degno di me; chi ama suo figlio o sua figlia più di me,
non è degno di me. 38Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me.
39Chi cerca di conservare la sua vita la perderà; chi è pronto a sacrificare la propria vita per me, la ritroverà.

COSA FARE PER ESSERE COME FRATELLI PER GESU'

V.Matteo: 12, 46-50
46Gesù stava parlando alla folla. Sua madre e i suoi fratelli volevano parlare con lui, ma erano rimasti fuori. 47Un tale disse a Gesù:
- Qui fuori ci sono tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlare con te.
48Gesù a chi gi parlava rispose:
- Chi è mia madre? e chi sono i miei fratelli? 49Poi, con la mano indicò i suoi discepoli e disse:
- Guarda: sono questi mia madre e i miei fratelli: 50perché se uno fa la volontà del Padre mio che è in cielo,
egli è mio fratello, mia sorella e mia madre.

COSA DOBBIAMO FARE PER ESSERE SALVATI DA GESU'

V.Matteo: 19,16-30
16Un tale si avvicinò a Gesù e gli domandò:
- Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?
17Ma Gesù gli disse:
- Perché mi fai una domanda su ciò che è buono? Dio solo è buono. Ma se vuoi entrare nella vita eterna ubbidisci ai comandamenti.
18Quello chiese ancora:
- Quali comandamenti?
Gesù rispose:
- Non uccidere;
Non commettere adulterio;
Non rubare;
Non dire il falso contro nessuno;
19Rispetta tuo padre e tua madre;
Ama il prossimo tuo come te stesso.
20Quel giovane disse:
- Io ho sempre ubbidito a tutti questi comandamenti: che cosa mi manca ancora?
21E Gesù gli rispose:
- Per essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai, e i soldi che ricavi dalli ai poveri. Allora avrai un tesoro in cielo. Poi, vieni e seguimi.
22Ma dopo aver ascoltato queste parole, il giovane se ne andò triste, perché era molto ricco.
23Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Vi assicuro che difficilmente un ricco entrerà nel regno di Dio.
24Anzi, vi assicuro che se è difficile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago,
è ancor più difficile che un ricco possa entrare nel regno di Dio".
25I discepoli rimasero molto meravigliati di quel che avevano sentito e dissero:
- Ma allora chi potrà mai salvarsi?
26Gesù li guardò e rispose:
- Per gli uomini è una cosa impossibile, ma per Dio tutto è possibile.
27Allora parlò Pietro e disse:
- E noi? Noi abbiamo abbandonato tutto per venire con te. Che cosa dobbiamo aspettarci?
28Gesù rispose:
- Io vi assicuro che nel nuovo mondo, quando il Figlio dell'uomo starà sul suo trono glorioso,
anche voi che mi avete seguito starete su dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele.
29E tutti quelli che, per causa mia, hanno abbandonato fratelli e sorelle, padre e madre, case o campi...
riceveranno cento volte di più e avranno in eredità la vita eterna. 30Molti che ora sono i primi saranno gli ultimi;
e molti che ora sono gli ultimi saranno i primi.

COSA FARE PER ESSERE SEMPRE CON GESU'

V.Giovanni: 14, 14-31
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro difensore che starà sempre con voi,
17lo Spirito della verità. Il mondo non lo vede e non lo conosce, perciò non può riceverlo. Voi lo conoscete, perché è con voi e sarà con voi sempre.
18Non vi lascerò orfani, tornerò da voi. 19Fra poco il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io ho la vita e anche voi vivrete.
20In quel giorno conoscerete che io vivo unito al Padre, e voi siete uniti a me e io a voi. 21Chi mi ama veramente,
conosce i miei comandamenti e li mette in pratica. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio; anch'io l'amerò e mi farò conoscere a lui.
22Giuda (non l'Iscariota) gli disse:
- Signore, perché vuoi farti conoscere a noi e non al mondo?
23Gesù rispose:
- Se uno mi ama, metterà in pratica la mia parola, e il Padre mio lo amerà. Io verrò da lui con il Padre mio e abiteremo con lui.
24Chi non mi ama non mette in pratica quello che dico. È la parola che voi udite non viene da me ma dal Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono con voi. 26Ma il Padre vi manderà nel mio nome un difensore: lo Spirito Santo.
Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quel che ho detto. 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura. 28Avete sentito quel che vi ho detto prima:
Me ne vado, ma poi tornerò da voi. Se mi amate, dovreste rallegrarvi che io vada dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
29Tutto questo ve l'ho detto prima, perché quando accadrà abbiate fede in me. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene Satana,
il dominatore di questo mondo. Egli non ha potere su di me, 31ma il mondo deve capire che io amo il Padre e che faccio esattamente come mi ha comandato.

Citazioni Bibbia Tilc

http://groups.google.com/group/centro-anti-blasfemia?hl=it

PERCHE' AGNELLO ?




Perchè un agnello?

Simbolo di purezza, dolcezza, innocenza, semplicità e ubbidienza, l'agnello è da sempre considerato l'animale sacrificale per eccellenza. Di più. Persino l'immagine del Cristo, la crocifissione e il venerdì santo, evocano il sacrificio dell'agnello preparato per la pasqua ebraica.
L'esodo è un testo che spiega l'uso cristiano del simbolo. Ad un certo punto Giovanni Battista esclama, vedendo Gesù: "Ecco l'agnello di Dio che toglie i peccati del mondo".
Anche il cristianesimo primitivo parla di Gesù come di un agnello. Quando ricorda una profezia dell'Antico Testamento in cui Isaia annuncia un Messia dolente, rappresentato da un agnello condotto al macello ("Come una pecora è stato condotto al macello, come un agnello muto dinnanzi a colui che lo tosa non apre bocca").

Nell'Apocalisse si nomina per 28 volte la parola agnello per indicare Cristo. Per evitare confusioni di culti e credenze, decisamente possibili viste le analogie dei simboli, un Concilio tenuto a Costantinopoli nel 692 impose all'arte cristiana di rappresentare il Cristo in croce non più sotto forma dell'agnello affiancato da sole e luna, ma in forma umana.
Neppure va dimenticato il ruolo salvifico del suo sangue presso gli ebrei d'Egitto, che lo usarono per contrassegnare le loro porte prima dello sterminio. Il popolo ebraico, in origine nomade, era grande allevatore di bestiame. Il suo insediamento in Palestina non troncò questa attività e quindi l'agnello rimase alla base dei diversi simbolismi.
Ecco perchè l'agnello (o la pecora) rappresenta l'israelita, membro del gregge di Dio, che pascola sotto la guida dei pastori.


http://digilander.libero.it/crpd/archivio/documenti/perche_un_agnello.htm

GESU' L'AGNELLO DI DIO IL SALVATORE DEL MONDO


EBREI PER GESU'

GESU' L'AGNELLO DI DIO IL SALVATORE DEL MONDO

Riflessione di Simone Oren esperto nelle Sacre Scritture






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Dall'Angelo del Signore sappiamo che Gesù è nato in questo mondo
per salvare il suo popolo dai suoi peccati.


"Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di sposare Maria,
la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo.
Essa partorirà un figlio e tu gli metterai nome Gesù, perché lui salverà il suo popolo da tutti i suoi peccati".
(Matteo; 1: 20-21)
Gesù era senza peccato, ma quando venne il tempo si recò da Giovanni il Battezzatore,
con umiltà, ma Giovanni in virtù dello Spirito Santo, sapeva che Gesù era senza peccato e Santo
e non voleva battezzarlo.

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne fino al fiume Giordano e si avvicinò a Giovanni per farsi battezzare da lui.
Ma Giovanni non voleva e cercava di convincerlo dicendo: - Sono io che avrei bisogno di essere battezzato da te; e tu invece vieni da me?
Ma Gesù rispose:
Lascia fare, per ora. Perché è bene che noi facciamo così la volontà di Dio sino in fondo.
Allora Giovanni accettò.
(Matteo; 3: 13-15)

Comunque Gesù risalì subito dall'acqua, perché non aveva peccati da confessare.

Appena battezzato, Gesù usci dall'acqua. All'improvviso il cielo si aprì, ed egli vide lo Spirito di Dio il quale,
come una colomba, scendeva su di lui.
E dal cielo venne una voce: "Questo è il Figlio mio, che io amo. Io l'ho mandato".
(Matteo; 3: 16-17)

Qualche giorno dopo Giovanni testimonierà che Gesù è il Messia il Figlio di Dio.

Il giorno dopo, Giovanni vede Gesù venire verso di lui, e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo.
parlavo di lui quando dicevo: dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me.
Anch'io non lo conoscevo, tuttavia Dio mi ha mandato a battezzare con acqua, per farlo conoscere al popolo d'Israele".
Poi Giovanni portò questa testimonianza: "Ho visto lo Spirito di Dio scendere come colomba dal cielo, e rimanere sopra di lui.
Anch'io non lo conoscevo quando Dio mi mandò a battezzare con acqua, ma Dio mi disse:
"Vedrai lo Spirito scendere e fermarsi su un uomo - è lui che battezzerà con Spirito Santo".
Ebbene, io l'ho visto accadere, e posso testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio".
Il giorno seguente Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli. passò Gesù.
Giovanni lo guardò e disse: "Ecco l'Agnello di Dio".
(Giovanni; 1: 29-36)

Gesù insegnò che era il Pane Celeste.

Io sono il pane che dà la vita. I vostri antenati, nel deserto, mangiarono la manna e poi morirono ugualmente;
invece, il pane venuto dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà.

Io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre.
Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita.
( Giovanni; 6: 48- 51)

Gesù poi la notte che fù tradito celebrò la Pasqua con i suoi Apostoli e completò l'insegnamento di questa verità.

Quando venne l'ora per la cena pasquale, Gesù si mise a tavola con i suoi apostoli. Poi disse loro:
"Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi prima di soffrire. Vi assicuro che non celebrerò più la Pasqua,
fino a quando non si realizzerà nel regno di Dio". Poi Gesù prese un calice, ringraziò Dio e disse:
"Prendete questo calice e fatelo passare tra di voi. Vi assicuro che da questo momento non berrò più vino fino a quando non verrà il regno di Dio".
Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse:
"Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me". Allo stesso modo,
alla fine della cena, offrì loro il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue, offerto per voi".
(Luca; 22: 14-20)

Citazioni Bibbia Tilc

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L'IMPECCABILITA' DI GESU'


CENTRO ANTI-BLASFEMIA

L'IMPECCABILITA' DI GESU'



Analisi di Martino Gerber e Giuliano Lattes studiosi biblisti

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Gesù ha sofferto tanto; persecuzioni, incomprensioni, tradimento, arresto,
processo, flagellazione, crocifissione e morte, le soffernze sono prove,
ma non sono tentazioni.
La tentazione è una spinta a commettere il peccato, a trasghedire la legge Divina.

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LE TENTAZIONI DI GESU'

Gesù ha affrontato diverse tentazioni, il demonio nel deserto; V.Matteo: 4, 1-11,
scribi e farisei che lo volevano mettere alla prova; V.Matteo: 16, 1; 22, 15,
e perfino il suo Apostolo Pietro si è fatto strumento di tentazione; V,Matteo: 16, 22-23.
Perfino Gesù era provocato quando si trovava in croce; V.Matteo: 27, 39-44.
Comunque tutte queste tentazioni sono tentazioni esterne, non provengono dall' interno
del Signore Gesù, ma dall'esterno, da altre persone e circostanze.
Infatti Gesù insegna che le tentazioni interiori sono peccato; V.Matteo: 5, 27-30;
15, 18-20.
Se le tentazioni interiori sono peccato, Gesù non poteva averle, perché Gesù non poteva
peccare.
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Dalla Scrittura: ci consta che Gesù fu immune dal peccato originale:
«Quello che nascerà da te Santo, si chiamerà il Figlio di Dio» V.Luca: 1,35.
Fu immune dal peccato attuale: «Le cose che piacciono a Lui, faccio sempre» V.Giovanni: 8,29.
Fare ciò che vuole il Padre, significa eseguire la sua volontà e non trasgredirla. Per cui Gesù poteva ripetere:
«Chi di voi mi potrà incolpare di peccato?» V.Giovanni: 8, 46.
S. Paolo dirà che Gesù è «Pontefice santo, innocente, senza macchia, segregato dai peccatori» E.Ebrei: 4,15;
e S. Pietro: «Che non fece peccato nè si è trovato inganno nella sua bocca» 1, Pietro: 2,22.
Tutti questi passi ed altri ancora ci dicono la sua «impeccanza» e al tempo stesso ci fanno intuire che oltre
a essere di fatto immune dal peccato, era immune anche dalla possibilità di peccare.

Dai Padri sappiamo;
S. Ippolito (Contra Noet. 17): «È stato fatto ciò che l’uomo è, eccetto il peccato».
S. Cirillo di Alessandria (In Joan. 8, 29): «Ha avuto in sorte l’esimia prerogativa della natura divina e cioè
di non poter peccare».
Qualunque peccato o anche la semplice possibilità di peccare, costituisce
l’uomo peccatore. Ma la Persona di Cristo, essendo divina non può essere di un peccatore. Dunque in
Cristo non fu né poteva essere il peccato.

Mentre gli Scotisti pongono la ragione della impeccabilità del Cristo nella visione intuitiva
(chi véde Dio non può non amarlo come supremo bene),
S. Tommaso e la maggioranza dei Teologi la pongono
nel fatto della Unione Ipostatica. Il merito o demerito delle azioni dipende e ridonda nella persona:
perciò Cristo, essendo Dio non poteva commettere peccato.


San Tommaso d’Aquino affronta la questione nell’articolo 15 della parte III della Summa Theologiae.

Questa in sintesi la risposta del Doctor angelicus: Anche se Cristo è stato tentato dal demonio,
Egli «non assunse in nessun modo la miseria del peccato né originale né attuale» .
San Tommaso d’Aquino ; «Una certa fortezza lo spirito la dimostra resistendo alla concupiscenza della carne quando gli si oppone,
ma esso dimostra una fortezza maggiore quando la reprime totalmente così da eliminarne le brame disordinate.
Questa era appunto la condizione di Cristo, il cui spirito aveva raggiunto il sommo grado della fortezza.
E sebbene egli non abbia dovuto sostenere il combattimento inferiore del fomite, subì però la lotta esterna del mondo e del diavolo,
trionfando dei quali meritò la corona della vittoria» .
L'Aquinate insegna anche che «in Cristo non c'era il fomite del peccato» dato che «lo Spirito Santo esclude il peccato e l'inclinazione al peccato,
implicita nel termine fomite» .
Per «fomite del peccato» si intende l’«inclinazione dell'appetito sensitivo a oggetti che sono contro la ragione» ,
la «ricerca del piacere fuori dell'ordine razionale» .

Per questo Cristo fu immune anche da ogni imperfezione morale e da ogni moto disordinato
della concupiscenza, anzi non ebbe nemmeno il fornite della concupiscenza.
La concupiscenza e il suo fomite sono una conseguenza del peccato originale.

Infine Gesù non poteva peccare per la semplice ragione che Egli è PERSONA DIVINA.


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VITO MANCUSO CONTRO CORRADO AUGIAS

VITO MANCUSO COTNRO CORRADO AUGIAS
Non sarebbe difficile opporre un sostenuto fuoco di sbarramento all’ultimo libro di Corrado Augias, scritto insieme allo storico Remo Cacitti. Partiamo dall’incipit di Augias:

“Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione”. Come spiegare allora il suo ripetuto contrapporre in Matteo 5 “avete inteso che fu detto… ma io vi dico”, laddove il fu detto si riferisce alla religione ebraica e l’io vi dico al suo nuovo insegnamento?

Ancora Augias: “Gesù non ha mai detto di voler fondare una Chiesa”. Come spiegare allora il “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Matteo 16,18)?

Ancora: “Mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva”. Come spiegare allora quando dice di “essere venuto per dare la propria vita in riscatto per molti” (Marco 10,45) e quando nell’ultima cena pronuncia sul calice le note parole “questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Matteo 26,28)?

Ancora: “Mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona”. Come spiegare allora “io e il Padre siamo una sola cosa” (Giovanni 10,30) o anche “io sono nel Padre e il Padre è in me” (Giovanni 14,10)?

Ancora: “Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore”. Come spiegare allora “se uno non è generato da acqua e da spirito non può entrare nel regno di Dio” (Giovanni 3,5)?

Ancora: “Non ha mai istituito una gerarchia ecclesiastica finché fu in vita”. Come spiegare allora la vera e propria struttura piramidale data da folla, 72 discepoli, 12 apostoli, 3 apostoli più vicini (Pietro, Giacomo, Giovanni), infine il solo Pietro (“a te darò le chiavi del regno dei cieli”, da cui la popolare immagine di san Pietro portinaio del paradiso)?

Ancora: “Mai ha parlato di precetti, norme”. Come spiegare allora il testo menzionato dallo stesso Augias “non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge e i Profeti, non sono venuto ad abolire ma a dare compimento”, che poi continua: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, sarà considerato minimo nel regno dei cieli” (Matteo 5,17 e 19)?

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Un tale fuoco di sbarramento, prodotto qui per le prime dieci righe di Augias (a parte l’affermazione “non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio”, cui è obiettivamente impossibile contrapporre una frase di Gesù o a lui attribuita), potrebbe continuare per i testi di Cacitti. Due esempi al riguardo: 1) non è vero quanto affermato a pag. 213, cioè che “nei lezionari il testo dell’Apocalisse di Giovanni non compare mai”, si veda come esempio del contrario la prima lettura della messa di Tutti i Santi; 2) è altrettanto inesatto dire che il documento del Vaticano II che apre alla libertà religiosa sia la Nostra aetate, come si legge a pag. 246, perché il documento conciliare al proposito è la Dignitatis humanae (la Nostra aetate si occupa delle religioni non cristiane, come mostra di sapere bene Augias nell’intervento successivo). Sono due piccole inesattezze che a mio avviso svelano una determinata impostazione concettuale, quale si riflette sia nella valutazione dell’apocalittica (la cui scomparsa per Cacitti è un male da attribuire alla Chiesa post-costantiniana) sia nella valutazione dell’attuale pontificato, interpretato come “restaurazione confessionale” che minaccia la libertà religiosa (si può essere d’accordo su qualche aspetto di restaurazione, ma non si può onestamente negare a Benedetto XVI una continua e decisa azione a favore della libertà religiosa).

Tale fuoco di sbarramento però lo ritengo un’operazione sostanzialmente inutile, che non farebbe che riproporre uno scontro che dura da tempo senza che il pensiero proceda anche solo di un po’. Dietro le affermazioni di Augias riportate sopra vi sono infatti decenni di studi e di pubblicazioni specialistiche nel campo biblico, che Augias divulga con l’efficacia a tutti nota. Non è lui, sono autorevoli esegeti e teologi a sostenere che Gesù non volle fondare una nuova religione, né una Chiesa, né una morale, né una liturgia, e a separare nettamente sulla base di accurati studi il “Gesù della storia” (Yehoshua ben Yosef) dal “Cristo della fede” (la seconda persona della Trinità), ritenendo quest’ultimo una costruzione successiva, e illegittima, della Chiesa. È la medesima prospettiva sostenuta da Remo Cacitti: “Condivido la tesi che Gesù non avesse intenzione di fondare una Chiesa, tanto meno una religione diversa dal giudaismo da lui professato” (pag. 152), sicché “Paolo può essere considerato il vero fondatore del cristianesimo” (pag. 46). Il che significa che ovviamente non sarebbe difficile, per Augias, Cacitti e in genere i sostenitori della prospettiva che io chiamo “separazionista”, contrapporre ai testi da me citati sopra (ritenuti tardive aggiunte della comunità) altri testi evangelici considerati ben più originari, i soli autentici ipsissima verba Jesu. Questo è lo stato dell’arte, e non c’è nessuna possibilità di chiarirsi veramente le idee se si rimane al livello della critica storica e letteraria: tra le migliaia di versetti biblici ciascuno si sceglie quelli che più gli fanno comodo e li interpreta in conformità alle sue tesi. La frammentazione odierna del mondo protestante, di quel cristianesimo che a partire da Lutero ha voluto basarsi sulla sola Scrittura, è sotto gli occhi di tutti a palese dimostrazione dell’incapacità della Bibbia di produrre interpretazioni unitarie e unificanti.

In questa prospettiva il mio vero disaccordo con Augias, per stare sempre alla prima efficacissima pagina del libro, consiste nel fatto che ha presentato le sue affermazioni su Gesù come “incontestabili verità”, mentre si tratta solo di tesi certamente documentate ma quanto mai contestabili, e in effetti contestate da parte di esegeti e teologi autorevoli tanto quanto lo sono quelli sui quali Augias basa le sue argomentazioni. E sempre a proposito di forzature, mi sembra che siano definibili come tali anche le parole che Cacitti riserva al libro su Gesù di Joseph Ratzinger, dove si sostiene ovviamente la piena corrispondenza tra il Gesù della storia e il Cristo della fede. Di tale libro infatti Cacitti afferma che “basta leggerne l’introduzione” per capire che “l’obiettivo dichiarato del saggio è di tornare molto indietro, a prima degli studi storico-critici su Gesù”, per poi liquidarlo come “un esercizio mistico o forse spiritualistico” (pag. 39). Mi permetto di osservare, per amore di verità e senza il minimo desiderio di far parte della folta schiera degli apologeti di palazzo, due cose: 1) che l’obiettivo del testo papale non è tornare indietro ma procedere oltre gli studi storico-critici, avendo preso atto dell’impasse a cui ha condotto l’analitica ricerca storico-critica, cioè a quella “discussione continua e senza fine della storia delle tradizioni e delle redazioni” di cui parla uno dei più importanti esegeti del ‘900, Rudolf Schnackenburg, e di cui il conflitto di testi biblici presentato sopra è un piccolissimo saggio; 2) che come la storiografia ha un suo statuto epistemologico che va capito e rispettato, allo stesso modo ce l’ha la teologia cui il lavoro di Joseph Ratzinger appartiene, che non è serio definire “esercizio mistico o forse spiritualistico”. Sono cose del resto che lo stesso Cacitti dimostra di sapere bene, come quando a pag. 33 riconosce che vi sono esperienze non misurabili storicamente senza che ciò significhi “che esse non abbiano consistenza” perché “ce l’hanno su un altro piano”. Ma allora perché denigrare questo “altro piano” come “spiritualistico” qualche pagina dopo? Solo perché si tratta del libro di un papa che Cacitti dimostra di non amare particolarmente?



http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/09/18/cristo-e-maggiore-di-gesu-di-vito-mancuso/

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Inchiesta sul Cristianesimo. Come si costruisce una religione di Corrado Augias e Remo Cacitti
Premessa

CHE COSA GESÙ NON HA DETTO

Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione, una Chiesa, che portassero il suo nome; mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cioè l'alleanza fra Dio e gli uomini; non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio; mai ha detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio in persona, e con una vaga entità immateriale denominata Spirito.
Gesù non ha mai dato al battesimo un particolare valore; non ha istituito alcuna gerarchia ecclesiastica finché fu in vita; mai ha parlato di precetti, norme, cariche, vestimenti, ordini di successione, liturgie, formule; mai ha pensato di creare una sterminata falange di santi. Non è stato lui a chiedere che alcuni testi, i vangeli, riferissero i suoi discorsi e le sue azioni, né ha mai scritto personalmente alcunché, salvo poche parole vergate col dito nella polvere. Gesù era un ebreo, e lo è rimasto sempre; sia quando, in Matteo 5,17, ha detto: «Non pensiate che io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per dare compimento»; sia quando, sul punto ormai di spirare, ha ripetuto l'attacco straziante del Salmo 22: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

Davanti a queste incontestabili verità sorge con forza la do manda, la curiosità di sapere: ma allora com'è nato il cristianesimo? Chi e quando ne ha stabilito norme e procedure, riti e dogmi? Gesù non ha mai pensato di rendere obbligatori un comportamento o una verità certificati per decreto. Ha esortato, ha pregato, ha dato l'esempio. Soprattutto, nulla era più lontano da lui di una congerie di leggi, un'organizzazione monarchica, uno Stato sovrano dotato di territorio, moneta, esercito, polizia e giurisdizione, sia pure ridotti - ma solo dopo aspre lotte - a dimensioni simboliche. Torna di nuovo la domanda: ma allora chi ha elaborato tutto questo? perché? quando?
La vicenda del cristianesimo, ricostruita nel suo effettivo svolgimento secondo le leggi della ricerca storica e non della teologia, rappresenta una complessa avventura umana ricca di drammi, di contrasti, di correnti d'opinione che si sono scontrate sui piani più diversi: la dialettica, l'invenzione ingegnosa, la ricostruzione ipotetica di eventi sconosciuti a costo di affrontare i più inverosimili paradossi; l'amore per gli uomini, certo, nella convinzione di fare il loro bene, ma anche gli interessi politici, gli arbitrii e gli inganni; non di rado l'opposi¬zione al mutamento spinta fino allo spargimento di sangue.
In breve: se si esaminano i fatti con la sola ottica della storia, nulla distingue la lenta e contrastata nascita di questa religione da quella di un qualsiasi altro movimento in grado di smuovere coscienze e interessi, di coinvolgere la società nel suo insieme e le singole persone che nella e della società vivono. Sigmund Freud ha scritto nel suo L'avvenire di un'illusione: «Dove sono coinvolte questioni religiose, gli uomini si rendono colpevoli di ogni sorta di disonestà e di illecito intellettuale». Forse l'espressione è eccessiva, nel senso che non sempre e non per tutti è stato così. E, se di disonestà si può parlare, si è spesso trattato di una «disonestà» particolare, concepita cioè per offrire agli esseri umani una consolazione che la vita raramente concede. Di sicuro, però, è vero il reciproco della frase di Freud e cioè che la ricerca storico-scientifica, condotta con criteri rigorosi, obbedendo solo alla propria deontologia, esclude ogni «disonestà», il suo fine essendo di arrivare a risultati certi. Momentaneamente certi, aggiungo. Certi, cioè, fino a quando altre ricerche, altre scoperte, altri documenti falsificheranno quei risultati per proporne di nuovi.

© 2008, Mondadori

Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione – Corrado Augias, Remo Cacitti
276 pag., 18,50 € – Edizioni Mondadori 2008

lunedì 9 marzo 2009

Trafigurazione di Gesù. Mc 9,2-10



Gesù aveva parlato con i suoi apostoli della Pasqua di passione e di risurrezione che lo attendeva a Gerusalemme, ma le sue drammatiche predizioni erano state contestate da Pietro a nome di tutti. Lui però non era retrocesso di un passo, anzi aveva coinvolto anche loro nel suo destino. Se volevano essere suoi discepoli, dovevano esser pronti a prendere anche loro la croce dietro di lui. Uno stesso destino univa il Maestro e i discepoli, nella passione e nella gloria. La Pasqua è mistero di morte e di vita. Gesù non ha mai parlato di morte senza annunciare la vita nuova che la segue. Non c’è morte senza risurrezione (Mc 8,31-38). Poi aveva annunciato, per rassicurare i discepoli sconcertati: “Vi sono alcuni qui presenti che non moriranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza” (9,1). Eccoli lì quei tre privilegiati, Pietro, Giacomo e Giovanni, pronti ad assistere allo spettacolo di quel regno di Dio che sta per manifestarsi con potenza sul monte. Perché il regno di Dio è la sua regalità potente, portata da Gesù nel mondo con la sua venuta. Si era manifestata nei miracoli e nella parole efficaci del Figlio di Dio. Ora sta per manifestarsi nello splendore della gloria divina. I tre che salgono con Gesù sono scelti a rappresentare tutti gli altri, come colonne della Chiesa del futuro. Pietro scriverà più tardi ai suoi cristiani con malcelata soddisfazione: “Non per essere andati dietro a favole inventate dalla fantasia, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore. Egli ricevette onore e gloria da Dio, quando dalla maestà della gloria gli fu rivolta questa voce: ‘Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale mi sono compiaciuto’. Quella voce noi l’abbiamo sentita scendere dal cielo, mentre eravamo con lui sul santo monte” (2 Pt 1,16-18).

Saliamo anche noi su quel monte santo per contemplare la sua e la nostra gloria, perché anche noi siamo figli nel Figlio; in noi, in forza del battesimo, si rispecchia il suo volto trasfigurato. Sarà visibile solo quando saliremo con lui in cielo. La trasfigurazione di Gesù è l’anticipo della sua risurrezione, come egli stesso spiegherà scendendo dal monte, dopo la visione. L’evangelista vede nel Tabor l’immagine di almeno altre due montagne sacre, dove Dio si era già rivelato agli uomini. Innanzitutto il monte Moria di Gerusalemme, dove più tardi Salomone costruirà uno splendido tempio. Secondo la tradizione ebraica, quello era il monte sul quale salì, dopo tre giorni di cammino, Abramo per sacrificare suo figlio Isacco. Su quel monte un padre portava profeticamente il suo unico figlio, l’amato, per sacrificarlo a Dio. Gli venne però restituito sano e salvo, come risorto da morte (Gn 22,1-13). Così venne prefigurato con diciotto secoli di anticipo il mistero di morte e risurrezione di Cristo, Figlio unico e immensamente amato (è la prima lettura di oggi). Il secondo monte richiamato dall’evangelista, e dalla tradizione cristiana da lui raccolta, è il Sinai. Nel racconto evangelico sembra risuonare quasi alla lettera la narrazione dell’ascesa di Mosè: “Mosè salì con Aronne, Nadab e Abiu. Essi videro il Dio d’Israele” (Es 24,9): una salita per una visione divina, come nel Vangelo di oggi. A rafforzare il confronto appaiono sul Tabor le figure di Elia e di Mosè, tradizionali frequentatori del monte Sinai. Qui Dio li aveva fatti salire ed era apparso loro in tutta la sua potenza. Arrivati sulla cima della montagna, Gesù “fu trasfigurato davanti a loro”. Il cambiamento esteriore fu improvviso e accecante. Dio aveva cambiato l’aspetto esteriore di suo Figlio, come se avesse tolto il velo che ne copriva la gloria divina, o avesse fatto filtrare lo splendore attraverso il corpo reso trasparente. Pietro, che sta dietro lo scritto di Marco, ricorda quel momento in maniera vivace: “Le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”. Per dire che uno spettacolo così non si era mai visto sulla terra; era uno squarcio di paradiso.

È la descrizione simbolica della condizione divina, di Gesù e nostra. Il candore era considerato la veste di Dio e simboleggiava la vita eterna, la luminosità abbagliante del sole indicava la sua gloria divina, invisibile ad occhio umano. È l’anticipo della condizione di Cristo risorto, mostrata a metà del suo cammino terreno. Mentre Gesù si trasforma in figura divina, emergono dal mondo celeste Elia e Mosè. Come rappresentanti della Legge e dei Profeti, vengono a confermare le parole che Gesù ha detto nei giorni precedenti sul suo destino di morte e risurrezione. Sulla via di Emmaus, questa volta con altri due discepoli anche loro increduli, Gesù richiamerà la duplice testimonianza del Tabor: “Cominciando da Mosè e da tutti i Profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”, cioè: “era necessario che il Cristo soffrisse per entrare nella sua gloria” (Lc 24,26s). Quella gloria si spiegava in anticipo, in tutto il suo splendore, sulla cima del monte. Ed è proprio Pietro, che aveva contestato la prima predizione della Passione meritandosi il titolo di Satana tentatore (8,33), a reagire in maniera spontanea alla scena: “Rabbì, è bello per noi essere qui! Facciamo tre capanne”. Confessa subito che era la paura a farlo parlare così, giusto per dire qualcosa e rompere quell’atmosfera d’incanto. Ma fu subito azzittito dalla venuta di una nube che coprì la cima, simile alla nube che era scesa sul Sinai quando Dio parlò con Mosè (Es 19,16). Era segno della presenza del Dio invisibile ad occhio umano.

Dalla nube uscì la voce del Padre, più autorevole di quella di Elia e di Mosè: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. È la stessa voce che risuonò al Giordano, con un’aggiunta significativa: “ascoltatelo!”. Aveva fatto scandalo la predizione della passione, della morte in croce e della risurrezione fatta da Cristo. Come poteva Dio sacrificare in modo così crudele suo Figlio, lui che aveva risparmiato Isacco, il figlio amato di Abramo? Ora il Padre veniva a dire che le cose stavano proprio così come le aveva presentate Gesù. Quello era il suo piano misterioso, deciso insieme al suo Figlio amatissimo. Poteva apparire assurdo, ma i pensieri di Dio non sono quelli degli uomini. Gesù aveva portato quei tre sul monte apposta per far udir loro la conferma del Padre alla sue parole. Ora potevano scendere da quel luogo di grazia. Gesù raccomandò loro di non rivelare a nessuno ciò che avevano visto e udito, fino a quando non fosse risorto dai morti. Marco ci dice che mantennero la consegna, ma cominciarono a tormentarsi con l’interrogativo sul significato della risurrezione dai morti. Chiarito un dubbio, ne nasce subito un altro. Il mistero di Dio insegue l’uomo fino alla visione finale, dove tutto sarà chiaro.


Oscar Battaglia


http://www.lavoce.it/articoli/20090306231.asp

Trafigurazione di Gesù. Mc 9,2-10 La trasfigurazione occupava un posto importante nella vita e nell'insegnamento della Chiesa primitiva. Ne sono testimonianze le narrazioni dettagliate dei Vangeli e il riferimento presente nella seconda lettera di Pietro (2Pt 1,16-18).
di Giacomo Campanile
redazione@vivereroma.org"Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù".

Le vesti di Gesù diventano bianche splendenti. Lo splendore del corpo si comunica anche alle vesti che sono il segno della misericordia di Dio che ricopre la nudità dell'uomo. Nella resurrezione la veste non viene tolta, ma diventa "gloriosa" come il corpo di Gesù. La Chiesa nella liturgia può essere vista come veste del corpo di Gesù; diventa così partecipe della sua gloria.


Per i tre apostoli fu un esperienza unica essi stessi avevano visto ed udito una cosa straordinaria. Proprio questi tre apostoli sarebbero stati, più tardi, al Getsemani, testimoni della sofferenza di nostro Signore. L'evento della trasfigurazione di Cristo è un'evento teofanico.

Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!».
Gesù è il Figlio Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. La vita cristiana è una contemplazione continua di Gesù Cristo. Nessuna saggezza umana, nessun sapere possono penetrare il mistero della rivelazione. Solo nella preghiera possiamo incontrare Cristo e cominciare a conoscerlo nella luce taborica.
"È bello per noi stare qui", esclama Pietro, il quale "non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento". La fede pone a tacere la paura, soprattutto la paura di aprire la nostra vita a Cristo, senza condizioni. Tale paura, che nasce spesso dall'eccessivo attaccamento ai beni temporali e dall'ambizione, può impedirci di sentire la voce di Cristo che ci è trasmessa nella Chiesa. L'episodio della trasfigurazione è uno sprazzo di luce che viene lanciato sul camino verso la croce.

La festa della trasfigurazione, che noi cattolici celebriamo il 6 agosto, nella Chiesa orientale è grandissima, almeno quanto la Pasqua perché indica il destino pasquale, trasfigurato, dei cristiani. Festa di luce, la trasfigurazione ripercorre la festa della croce: via lucis est via crucis. Anche i monti sono accomunati: Calvario e Tabor. Non a caso l'episodio è inserito, nella nostra liturgia, durante il periodo di Quaresima, ma la trasfigurazione ha la stessa profondità di significato nella Chiesa d'oriente che la considera icona della liturgia, perché è contemplazione della gloria del Signore.

http://www.vivereroma.org/index.php?page=articolo&articolo_id=192366

lunedì 2 marzo 2009

LA SACRA BIBBIA CONDANNA IL NUDISMO


CENTRO ANTI-BLAFEMIA
LA SACRA BIBBIA CONDANNA IL NUDISMO

Analisi di Alessio Bianchi biblista e studioso del cristianesimo primitivo

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IL NUDO UMANO SPAVENTA E TERRORIZZA
Uno psichiatra ha scoperto che fra i nudisti c'è alta immoralità sessuale, adulteri, orge e perfino l'incesto.
Questo psichiatra è contrario al nudismo, sebbene non è religioso.Il nudismo dice rovina la famiglia e la società.

COSA INSEGNA LA SACRA BIBBIA SUL NUDISMO?
La Sacra Bibbia ci parla all'inizio di Adamo ed Eva nudi, un realtà che ormai non è più possibile.
Nella Sacra Bibbia, vediamo che anche prima delle leggi di Mosè il nudo è considerato molto peccaminoso.
GENESI: 9,20 " Ora Noè cominciò come agricoltore e piantava una vigna.Egli beveva del vino e s'inebriò, e quindi si scopri nel mezzo della sua tenda.
Più tardi Cam, vide la nudità di suo padre e andò a riferirlo fuori ai suoi fratelli. Allora Sem e Iafet presero un mantello e se lo misero su entrambe le spalle camminando all'indietro.
Così coprirono la nudità del loro padre, mentre le loro facce erano volte, e non videro la nudità del loro padre.
Vediamo che quando Noè si sveglio e venne asapere cosa era successo, e che Cam suo figlio minore lo aveva guardato mentre era nudo,
lo smaledì a divenire schiavo dei fratelli Sem e Iafet che non vollero vedere il padre nudo,ma umanamente lo coprirono ".
Venne Mosè, ricevette le leggi dal Signore, e in queste leggi il nudo viene punito con la morte.
LEVITICO: 18,6 " Non vi dovete avvicinare, nessun di voi, ad alcun suo stretto parente carnale per scoprirne la nudità. IO SONO IL SIGNORE DIO TUO.
Non devi scoprire la nudità di tuo padre, tua madre, della moglie di tuo padre, di tua sorella, di tua nipote, di tua zia, di tuo zio,della tua nuora,di tua cognata ".
(abbiamo abbreviato per essere più sintetici).
Poi nel Vecchio Testamento, ci sarebbero dei profeti che hanno avuto il comando dal Signore a stare nudi come dimostrazione, ma portavano almeno un perizoma.
IL NUOVO TESTAMENTO
Vediamo che Gesù è venuto non a distruggere i comandamenti di Mosè ma a completarli: V.MATTEO : 5,17.
Gesù,disse riguardo alle opere di carità; V.MATTEO: 25,36-"Ero nudo e mi copriste",non tanto per il feddo quanto per l'indecenza.Infatti Gesù ci ordina di stare sempre vestiti:
V.LUCA: 12,35"Siate sempre pronti,con i fianchi cinti e le lucerne accese...."
Vediamo che grande pudore regnava fra gli Apostoli, un giorno S.Pietro era in barca a pescare nel lago, era seminudo, ma prima di andare da Gesù, si vestì! V.GIOVANNI: 21,7.
Gesù condanna il nudismo; RIVELAZIONE: 3,18 "Ti consiglio di comprare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco,
vesti bianche per coprire e nascondere la vergognosa tua nudità.
RIVELAZIONE: 16,15 "Ecco,io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne".

Gli Ebrei al tempo di Gesù erano molto pudici, odiavano il nudismo, tanto che accadde che un soldato romano presso il Tempio si denudò mostrando un pò di sedere,
il popolo nel vederlo si infuriò tanto che ci fu un tumulto; storia riportata da Giuseppe Flavio.
Quindi come possiamo tollerare che la gente stia nuda e si vedano nudi anche tra famigliari?
Non dobbiamo seguire gli insegnamenti umani e le mode diaboliche, ma la Parola del Signore, la sola che ci porta la verità,la luce e la salvezza!


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Giudica il tuo prossimo con giustizia.



Giudica il tuo prossimo con giustizia.

Dal libro del Levitico
(Lv 19,1-2.11-18)


Il Signore disse a Mosè: "Parla a tutta la comunità degli Israeliti e
ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo.
Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri.
Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il
nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il
salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te
fino al mattino dopo.
Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma
temerai il tuo Dio. Io sono il Signore.
Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il
povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo
prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo
popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera
apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui.
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo,
ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore".

Parola di Dio.


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