ARTICOLI SULLA RELIGIONE CRISTIANA

giovedì 18 dicembre 2008

SAN GIOVANNI IL BATTISTA

SAN GIOVANNI IL BATTISTA
di LUIGI VARI, biblista (dal sito delle suore Apostoline)



"E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'altissimo" (Lc 1,76). "Allora, che siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, e più che un profeta" (Lc 7,26).



"Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?… Ora, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui" (Mc 9,11-13).



"Giovanni era vestito con peli di cammello (come Elia), con una cintura di pelle intorno ai fianchi" (Mc 1,6).



Sono frasi che affollano le prime frasi dei Vangeli e che fanno riferimento ad una figura che fa da strada a Gesù Cristo. È Giovanni il Battista, uomo, profeta.

Il suo messaggio ci rimane solo per qualche frammento, eppure è dominante. Nella nostra immaginazione questo personaggio resta legato al suo abbigliamento, al suo modo di vivere che richiama quello di Elia, ed anche al modo in cui è stato rappresentato che dà l'idea dell'invasato. Forse la difficoltà che tutti hanno nel rappresentarlo è la conseguenza della straordinarietà di un uomo che indica all'umanità che l'attesa è finita.

La sua vicenda è come quella degli altri profeti, se ne discosta all'inizio, dal momento che la sua predicazione ha successo, ma presto, quando comincia a toccare l'autorità del re, accusandolo per il suo legame con Erodiade, viene fatto oggetto di persecuzione e muore decapitato. Vi è, però, una differenza fra lui e gli altri profeti , mentre lui tramonta, infatti, un nuovo sole sta già sorgendo e lui stesso lo aveva indicato quando lo aveva incontrato al fiume Giordano: "Venne un uomo mandato da Dio ed il suo nome era Giovanni, non era lui la luce, ma venne per dare testimonianza alla luce" (Gv 1,5-6).



Testimone della luce
È veramente difficile parlare di Giovanni senza cadere nell'abbondanza delle citazioni che finiscono per renderlo ancora più misterioso e senza fare un elenco di luoghi comuni.

Se andiamo a rileggere i profeti come li abbiamo conosciuti troviamo sempre l'idea di speranza, di coraggio, di conversione: ogni profeta pone come motivo di tutto questo la fedeltà del Signore che visiterà il suo popolo, che non lo abbandona. È, però, e lo abbiamo notato, come una veglia di cui non si vede la fine e che finisce per diventare senza tempo e, forse, velata di delusione. Ogni uomo attende che ci sia qualcosa di definitivo che colmi il suo cuore, ma anche finisce con l'attenderlo continuamente fino quasi… a non attendere più. Quando l'attesa finisce, e quello che sembrava ormai solo un sogno diventa realtà, allora perdiamo un po' tutte le categorie di comprensione, gli eventi ci sfuggono, precipitano e domandano solo la capacità di seguirli. Nel caso di Giovanni succede proprio questo: il Messia, Dio che avrebbe liberato il suo popolo, l'atteso, il sognato, eccolo! "Convertitevi e purificatevi facendovi battezzare con l'acqua del Giordano, perché Lui è qui, eccolo!". Chi è allora questo Giovanni? Risuona al nostro orecchio il rimprovero di Cristo: "ma che cosa siete andati a sentire nel deserto?". Nel vangelo di Luca ai versetti 15,16 e 17 del primo capitolo viene descritto il compito di Giovanni:

"Egli sarà grande davanti al Signore per realizzare i suoi progetti. Egli non berrà mai né vino né bevande inebrianti, ma Dio lo colmerà di Spirito Santo fin dalla nascita. Questo tuo figlio riporterà molti israeliti al Signore loro Dio; forte e potente come il profeta Elia, precederà la venuta del Signore per riconciliare i padri con i figli, per ricondurre i ribelli a pensare come i giusti. Così egli preparerà al Signore un popolo ben disposto".

Ci sono in queste parole delle indicazioni preziose per poter comprendere il Battista: intanto è un uomo "grande", e la sua grandezza è delimitata, è grande davanti a Dio. È pieno di Spirito Santo e questo suppone uno stile di vita che si determina in base a quelle restrizioni che richiamano altri personaggi dell'Antico Testamento: "non berrà…". Queste determinazioni che sottolineano un rapporto esclusivo con Dio fanno pensare alla vita del popolo nel deserto quando camminava verso la terra promessa. Cioè, Giovanni vive una situazione nella quale è pienamente cosciente del grande evento che si sta presentando al popolo, vede la terra promessa, vede il Messia e da questa coscienza nasce anche il suo compito presso il popolo, i figli di Israele, quelli che sono eredi dell'amore di Dio. Deve convincere questo popolo a ritornare, a cambiare rotta, ad andare proprio nella direzione opposta a quella scelta; nel contesto della Bibbia normalmente questa espressione vuole dire "ritornare a Dio". Giovanni si trova a dover ristabilire la comunione fra il popolo e Dio; non deve aprire nuovi orizzonti, ma rimettere le cose a posto, ricollegare il popolo a Dio. Giovanni lo può fare perché vive una completa disponibilità nei confronti di Dio. L'azione di ricollegamento è necessaria perché Giovanni precede ormai il Messia, e non lo fa in un modo qualunque, ma con lo spirito e la forza di Elia. Lo spirito e la forza che da Elia, nella scena famosa del mantello, passano ad Eliseo, attraverso i secoli cadono sulle spalle di Giovanni, finalmente in maniera definitiva.



Far posto alla gioia
È tutta una storia che esplode, e che passa dall'impegno di attendere a quello di non rendere vana l'attesa con la propria inadeguatezza, con l'incapacità di accogliere. Ogni veglia, soprattutto questa che è durata secoli, si vela di un po' di tristezza; ora invece bisogna far posto alla gioia dell'incontro: "ecco, quando il bambino che porto in grembo ha sentito la tua voce, ha esultato di gioia dentro di me. e beata tu che hai creduto", dice Elisabetta, la madre del Battista, quando incontra Maria (Lc 1,46) e Maria risponde: "l'anima mia magnifica il Signore…" (Lc 1,46). La voce, la gioia dell'incontro! È stato indicato da più parti come chiave di lettura di questi episodi il Cantico dei cantici, dove la "voce" è il segno della presenza della persona amata, rende giustizia all'attesa, fa sciogliere il cuore che stava diventando triste in un canto di gioia. Così come questo incontro gioioso ci riporta alle parole del profeta Osea (cf. 2,16-18): "parlerò al tuo cuore, ti riporterò ai giorni della tua giovinezza, tu non mi chiamerai più mio Signore, ma mi chiamerai marito mio".

Forse possiamo comprendere meglio Giovanni che vive quest'esperienza dell'incontro e ne comprende il carattere di esclusività; perché non si tratta di un fatto consolante, ma definitivo ed anche drammatico:non è un amico qualunque quello che lui precede, è lo sposo, e non si può vivere una relazione qualunque, ma una relazione piena. E questo suo restare "fuori", dare la notizia gioiosa con la sua vita che è dominata dall'ombra della morte violenta che richiama alla croce, ci fa pensare che forse la cosa che meno siamo capaci di accogliere nel nostro cuore sia proprio il messaggio della gioia.

Abbiamo compreso in questi due anni insieme – alla scuola dei Profeti – che la gioia è l'unico messaggio che vale la pena di dare e che, fra tutti, rimane. Questo significa Vangelo.

(da "Se vuoi")

Gruppo "Alla-scuola-di-Maria" di Google Gruppi. http://groups.google.it/group/Alla-scuola-di-Maria"Gruppo cattolico mariano" "Siate mani gioiosamente tese verso i fratelli..."
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